sabato 9 giugno 2007

Adescate al Cottolengo

8/6/2007 (7:47) - IL BLITZ DEI CARABINIERI
Albanese reclutava ragazze da mandare sul marciapiede alla mensa dei poveri nella "Cittadella della solidarietà"
TORINO
Per attraversare l’Oceano e inseguire la fortuna per sé e la sua bambina, lasciata ai parenti in un villaggio rurale alle porte di Bogotà, aveva sborsato 7 mila dollari. Non perché fosse ricca, anzi. Semplicemente aveva garantito che avrebbe saldato il debito. In che modo era ancora tutto da definire.

Ancor più considerato che nei primi giorni torinesi da clandestina Maria, 24 anni, colombiana, non aveva neppure i soldi per mangiare. Per la notte era riuscita a trovare ospitalità presso altri connazionali. Il vero problema, mentre cercava un lavoro, era mettere su il pranzo con la cena. Un’impresa. La salvezza, per lei come per tanti altri disperati, era la mensa dei poveri del Cottolengo. Un ambiente dove Maria aveva trovato affetto, generosità e assistenza. Almeno da parte dei fratelli cottolenghini. Nessuno poteva immaginare che in quel luogo protetto si potessero nascondere insidie e pericoli. E invece, al di là di tutte le apparenze, è proprio alla mensa del Cottolengo che uno spregiudicato albanese l’avvicina e la blandisce.

In altre parole l’adesca e la convince a prostituirsi. «Ma chi te lo fa fare a mangiare questa robaccia? - la illude l’uomo -. Con me farai la bella vita: buon cibo e lussi a volontà». Frottole. Parole vuote a cui seguono solo botte e l’obbligo a consegnare quasi tutto quello che la giovane colombiana guadagna vendendo il proprio corpo. L’albanese è una macchina da guerra che sfrutta Maria a più non posso. La trasforma in una schiava del sesso, con l’aiuto di una romena che si comporta come una diabolica aguzzina. Fino a quando la giovane colombiana non trova il coraggio di ribellarsi, si fida di una pattuglia dei carabinieri e denuncia la coppia.

Scattano le indagini del nucleo operativo della compagnia di Mirafiori, guidata dal capitano Massimiliano Pricchiazzi, e l’impegno dei carabinieri viene premiato. L’attività investigativa si chiude con l’arresto di Stojku Dritan, 24 anni, e Georgeta Valentina Simion, romena di 23 anni. Sono accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, di minacce e estorsione.

E come tutti i film dell’orrore che si rispettino, anche questo si svolge in due tempi. Il primo risale al 2002, quando l’allora ventiquattrenne Maria era arrivata a Torino per la prima volta: l’adescamento della giovane romena (all’epoca appena diciannovenne), l’inizio della vita sui marciapiedi. Ma un decreto di espulsione la obbliga a rimpatriare in Colombia.

Un anno fa, il secondo viaggio della speranza. Questa volta però Maria, che a Torino sta con la sorella Helena, di un anno più grande, non vuole più vendersi. Non vuole più cadere nella rete dello sfruttamento e si cerca un’occupazione rispettabile. Inizia a fare la badante. Un’illusione. Pochi mesi di cure ad un’anziana, un tran tran rassicurante ma i soldi sono pochi, bisogna ancora estinguere il vecchio debito dei 7 mila dollari e mandare i soldi a casa per le cure della piccola figlia. Maria non regge e cede al guadagno facile del marciapiede. Torna proprio su quelli dove aveva lavorato per l’albanese. Ma stavolta il gioco si fa ancora più duro. Stojku Dritan e Georgeta Valentina Simion dettano regole ferree dalle quali non si può trasgredire: Maria deve consegnare ogni notte 400 euro. Ci sono notti che fruttano anche 500-600 euro, altre meno di 400. E allora volano calci e pugni. Un trattamento che viene presto riservato pure alla sorella Helena, anche lei finita a prostituirsi.

Altro che lussi, facili guadagni e banchetti sontuosi lontani anni luce dalla mensa del Cottolengo. La vita delle due sorelle colombiane si è trasformata in un inferno. Tanto da spingere Maria a rivolgersi ai carabinieri. Le sue dichiarazioni consentono ai militari diretti dal capitano Pricchiazzi di identificare l’albanese e la sua luogotenente romena. All’appello mancano ancora altre persone, ma per ora Maria ed Helena sono finalmente libere.

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