giovedì 7 giugno 2007

Schiavitu' nomade

Sette persone sono state arrestate a Milano per aver sequestrato e ridotto in schiavitù una donna
Mercoledí 09.05.2007 14:01


Sette persone sono state arrestate a Milano per aver sequestrato e ridotto in schiavitù una donna. L'operazione, condotta dalla Sezione Anticrimine della Questura di Milano e coordinata dal pubblico ministero Marco Ghezzi, ha portato all'arresto di una famiglia di nomadi italiani che per dieci anni ha tenuto segregata una ragazza rapita in Marocco.

La giovane veniva maltrattata, costretta a rubare e a subire violenza sessuale. A finire in manette Fortunato Abdalla, suo figlio Luca e le figlie Samara, Samira, Zaida, Silvana e Soraya. Tutti sono accusati di riduzione in schiavitù e associazione a delinquere finalizzata alla commissione di
furti.

La vicenda ha inizio nel '92 quando la giovane marocchina allora 17enne ha conosciuto Luca Abdalla, durante uno degli spostamenti della famiglia di nomadi nati in Italia ma di origine irachena. La ragazza ha raccontato agli inquirenti di essersi innamorata di quel giovane, anche lui 17enne e di volerlo sposare. I due si erano così fidanzati ufficialmente e la famiglia della giovane aveva permesso loro di trascorrere qualche giorno a nord del Marocco con la famiglia di Luca. Quella vacanza però aveva dato il via al rapimento.

La ragazza è stata narcotizzata, segregata nel caravan e portata in Spagna. Le impediscono di telefonare alla sua famiglia, che il giorno dopo la sparizione ne denuncia la scoparsa. La giovane, secondo quanto scrive il gip Fabio Paparella nell'ordinanza di arresto, 'aveva chiesto spiegazioni ai genitori di Luca sul motivo per il quale era in Spagna ed essi avevano risposto che suo padre l'avrebbe venduta, come usualmente sarebbero stati soliti fare i marocchini'.

In Spagna poi iniziano le violenze sessuali da parte di Luca che non accetta di aspettare il matrimonio in Marocco voluto dalla giovane. Dalla Spagna la famiglia non torna in Marocco ma parte per Milano, e si ferma nel campo nomadi di Limbiate. La famiglia di Luca la costringe a vestirsi come loro e quando la ragazza si ribella viene presa a schiaffi dalle donne. Nel '94 la ragazza rimane incinta e nasce un bimbo che dopo il parto viene tolto alla ragazza dalla famiglia, che vuole far credere al piccolo che sua madre sia Samira, una delle sorelle di Luca.

Non solo, quando il bambino prova ad avvicinarsi alla sua vera madre viene picchiato dalle zie. Intanto anche il padre di Luca, Fortunato, prova a molestare la giovane, ma lei riesce più volte a ribellarsi e ad evitare le botte. Dopo qualche tempo la giovane viene anche costretta a rubare, con la minaccia che se non l'avesse fatto avrebbero tolto il cibo a lei e a suo figlio. Nel '97 la ragazza resta ancora incinta.

Questa volta la famiglia in ospedale da il nome di Samira, perché come scrive il gip, dato che Samira 'era stata condannata a due anni di prigione, e avendo una bambina piccola non sarebbe andata in carcere'. Quando il primo figlio raggiunge 4 anni le zie lo portano con loro a rubare fra le proteste della madre. Solo nel 2002 la ragazza riesce a fuggire e va in Olanda dove vive sua sorella che la convince a sporgere
denuncia.

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