giovedì 7 giugno 2007

Immigrati padroni anche sul bus

domenica 03 giugno 2007, 07:00

Clicca per ingrandire Sono rimasto allibito e sconcertato da un fatto che mi è capitato qualche sera fa. Premetto che sono un operaio metalmeccanico turnista e che quella sera, smontato di servizio alle 23, mi trovavo su un autobus urbano verso le 23.30 per rientrare a casa. Ad un certo punto è salito un nordafricano con un telefonino che diffondeva musica araba a tutto volume. Per un po’ ho sopportato quindi, forte anche del regolamento aziendale che vieta la musica, gli ho chiesto di spegnere o almeno abbassare il volume. Per tutta risposta mi ha detto: «Non ti metto le mani addosso perché potresti essere mio padre», ma dopo poco ha effettivamente spento. A questo punto è saltato su un sudamericano che ha detto: «No no amico, riaccendilo. Gli italiani devono capire che qui adesso comandiamo noi e che facciamo quello che ci pare tanto loro non ci possono fare nulla». C’è stato un breve alterco anche perché io ero abbastanza agitato dal fatto precedente e che mi sono sentito apostrofare con ingiurie di vario tipo: razzista era il più gentile.
È poi intervenuto un signore che ha calmato gli animi e tutto è finito lì, ma confesso che mi sono sentito umiliato, usurpato della mia dignità e identità nazionale e soltanto per avere preteso un mio diritto.
Di tutto questo vorrei ringraziare chi ci governa che non fa nulla per ostacolare l’immigrazione selvaggia e soprattutto quella parte politica che si dichiara orgogliosa di difendere tutti i clandestini, delinquenti compresi nella speranza di averne un domani il voto.
Distinti saluti.

P.S.: Ho letto che l’assassino di Quiliano era clandestino in Italia da 13 anni, arrestato 6 volte e mi chiedo come sia possibile che nessuno sia mai riuscito ad espellerlo. Ora ci toccherà anche pagargli il processo e la detenzione! Uno stato, un governo che non sono padroni del territorio che dovrebbero gestire e che non sono in grado di espellere nemmeno i delinquenti non mi pare abbiano legittimità ad esistere.

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