sabato 9 giugno 2007

Ragazzino di 13 anni violentato da un 15enne rom.

Foggia | 8 giugno 2007

Ragazzino di 13 anni violentato da un 15enne rom. Rischia il linciaggio durante l'arresto

Il presunto aggressore arrestato dai carabinieri

Lo ha avvicinato con una scusa. Poi l'ha costretto a seguirlo in un giardinetto pubblico e, viste le sue resistenze, l'ha picchiato, per poi violentarlo. Minacciandolo di non raccontare nulla dell'accaduto. Un ragazzino serbo, di soli 15 anni, è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Foggia con l'accusa di violenza sessuale. Vittima un adolescente italiano, 13 anni appena.

E' accaduto ieri sera a Ortanova, in provincia di Foggia. Il presunto autore delle violenze, un giovane di etnia serba, risiederebbe in un campo rom nel napoletano e sarebbe arrivato da qualche giorno nel paesino pugliese.

Secondo le ricostruzioni dei carabinieri, la vittima, dopo aver subito l'abuso sessuale, nonostante le minacce di non riferire a nessuno quanto accaduto, è tornato a casa e, scoppiato in lacrime, ha raccontato tutto ai genitori. Da qui la denuncia al comando provinciale dei carabinieri di Foggia che, sulla scorta delle indicazione ricevute, sono risuciti a individuare l'aggressore, trovato vicino al giardino pubblico, luogo della violenza. Il ragazzino rom stava lavorando, come ogni giorno, al suo banchetto di ambulante.

Durante l'arresto, si è scatenata la rabbia dei parenti del 13enne foggiano. Ingiurie, accuse e un vero e proprio tentativo di linciaggio, a cui il presunto violentatore è sfuggito solo grazie all'intervento della pattuglia dei carabinieri che lo stava scortando in caserma.

Una volta interrogato dagli investigatori il giovane serbo - a quanto si e' saputo - ha negato ogni tipo di accusa. A quel punto allora i militari dell'Arma hanno organizzato un confronto e hanno chiesto al 13enne di identificare tra cinque o sei persone il suo aggressore. Alla vista del giovane serbo il ragazzino del foggiano è stato colpito da malore.

Rischia la vita aggrappato al treno

Un 30enne nordafricano, senza biglietto, resiste da Fortezza ad Albes all’esterno dell’Eurocity

Era appeso ad un maniglione: poi si è dato alla fuga
BOLZANO. Ha rischiato la vita, appeso per quindici chilometri al maniglione esterno dell’Eurocity Monaco - Napoli. È accaduto, poco dopo l’una di giovedì, ad un uomo nordafricano, tra le stazioni di Fortezza ed Albes, quando un esterrefatto agente della Polfer, lo ha visto «penzolare» all’esterno ed ha ordinato al capotreno di fermare immediatamente il convoglio. L’uomo, alla stazione di Albes, è riuscito a scendere al volo e a dileguarsi nel nulla nel cuore della notte.
Il treno è l’Eurocity 287 che viaggia di notte e collega Monaco di Baviera con Napoli. Sul convoglio, come d’abitudine, si trovavano - per i controlli di rito - alcuni agenti della Polfer e della polizia ferroviaria tedesca e austriaca. «Eravamo stati allertati - spiega il commissario Vincenzo Tommaseo - per la presenza di un nordafricano, sui 30 anni, senza biglietto. Un caso piuttosto frequente e di ordinaria amministrazione».
Una volta individuato il passeggero nordafricano è stato invitato a scendere dal treno. E la cosa sembrava fosse finita lì. Il capotreno ha ordinato di chiudere i portelloni ed ha invitato gli altri passeggeri a salire a bordo. Il convoglio, quindi, è partito verso Sud. Le forze dell’ordine hanno proseguito nei controlli all’interno delle varie carrozze per verificare se tutto era in ordine. Poi, dopo poco più di una decina di chilometri, un agente ha preso quasi un colpo. Di fronte a lui, dietro al finestrino, ha scorto il viso dello stesso nordafricano, appeso con tutte le sue forze al maniglione esterno del treno, mentre oscillava a destra e a sinistra. Evidentemente l’extracomunitario non si era rassegnato all’idea di essere lasciato a terra e, pur di partire, aveva trovato una soluzione d’emergenza, senza dover necessariamente fare il biglietto. Nel giro di una manciata di secondi l’agente della Polfer si è ripreso dallo spavento, ha suonato l’allarme e si è precipitato dal capotreno invitandolo a fermare il convoglio. L’Eurocity si è bloccato all’altezza di Albes. Gli agenti della Polfer sono scesi immediatamente, ma il nordafricano è stato più rapido e si è dileguato nel cuore della notte. «Quell’uomo - sottolinea il commissario Vincenzo Tommaseo - ha rischiato la vita. Poteva cadere e sfracellarsi a terra, ma anche essere travolto da un treno proveniente dalla direzione opposta. Il maniglione a cui era appeso misura, sì e no, 50 cm. Per resistere 15 km devi avere una gran forza nelle braccia».

Arrestati 5 cinesi

Civitanova Marche: Raffica di controlli ai tomaifici cinesi. 5 arresti

Civitanova Marche | Il blitz è scattato in contemporanea alle 22 di ieri, su quattro laboratori, ove sono stati sorpresi una cinquantina di cittadini cinesi in piena attività lavorativa.

Dopo le ultime attività condotte dalla Stazione Carabinieri di Civitanova Alta, l'otto maggio scorso, che avevano scoperto un tomaificio fantasma che ospitava all'interno anche un luogo di culto, le indagini nella comunità cinese sono state approfondite al fine di individuare altre strutture che certamente erano presenti nella zona, viste le copiose frequentazioni del luogo di culto, ma che non erano stati individuati ancora i siti. Servizi di Osservazione e Pedinamento hanno consentito di localizzare altri tre edifici, apparentemente civili abitazioni, di fatto luoghi di lavoro insalubri e destinati alla realizzazione di calzature e tomaie.

Stante la presenza di numerosissimi presumibili clandestini, il controllo è stato pianificato ed organizzato dalla Compagnia di Civitanova che ha messo in campo gli stessi militari della città alta, i suoi reparti dipendenti ma anche i carabinieri del Nucleo Ispettorato del lavoro di Macerata. Il blitz è scattato in contemporanea alle 22 di ieri, su quattro laboratori, ove sono stati sorpresi una cinquantina di cittadini cinesi in piena attività lavorativa.

In due appartamenti, siti in Civitanova marche zona industriale "A" alla Via Maestri del lavoro, in particolare, ove si presumeva fossero impiegati numerosi clandestini che condividevano spazi angusti adibiti sia a laboratorio che dormitorio, venivano trovato venticinque clandestini che sono stati fermati ed accompagnati presso gli uffici del Nucleo operativo di civitanova per il fotosegnalamento e la comparazione con il sistema AFIS. La presenza massiccia di militari ha consentito che nessuno dei presenti riuscisse a guadagnare la fuga, ivi compresi i due proprietari dei due tomaifici che impiegavano esclusivamente clandestini. Si tratta di due "imprenditori" cinesi, presenti alle attività lavorative (X.Y. di 34 anni ed S.F. di 20 anni entrambi muniti di permesso di soggiorno e residenza a Civitanova), di cui non è stato semplice chiarirne la posizione in quantotentavano di camuffarsi fra la manovalanza.

Ad essi viene contestato losfruttamento di manodopera clandestina ed il favoreggiamento della permanenza di clandestini in Italia e per tali motivi sono stati tratti in arresto e posti a disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica di
turno presso il Tribunale di Macerata. Altri tre cittadini cinesi sono stati tratti in arresto poiché nonostante espulsi non avevano ottemperato ai decreti di espulsione emessi dai Prefetti di Ancona, Prato e Macerata. Anche loro tradotti alla casa circondariale di Camerino a disposizione dell'Autorità Giudiziaria. Il laboratorio e i macchinari sono stati sottoposti a sequestro giudiziario.

La contemporanea presenza dei carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro e l'immediata identificazione dei datori di lavoro, ci ha consentito di elevare a loro carico, immediatamente, anche tutte le sanzioni amministrative legate al "lavoro nero". Le onerose attività di polizia giudiziaria, identificazione, vigilanza ed accompagnamento in Questura per l'espulsione dei clandestini hanno visto impegnati circa 40 militari di questa Compagnia che, ancora in queste ore, stanno ultimando le incombenze di rito. Il controllo odierno è stato sicuramente fra i più onerosi degli ultimi mesi ma ha consentito soprattutto di individuare in flagranza di reato gli sfruttatori che, spesso, provano a farla franca.

08/06/2007

Sgominata banda di spacciatori italo-albanese

venerdì 8 giugno 2007 - 16.31


Operazione dei Carabinieri di Varese: sgominata banda di spacciatori italo-albanese
Un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al traffico ed allo spaccio di cocaina è stata sgominata grazie ad un’operazione effettuata dai Carabinieri di Varese coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dottor Tiziano Masini. I militari hanno eseguito due ordini di custodia cautelare in carcere ed effettuato una decina di perquisizioni domiciliari a carico di componenti e fiancheggiatori della banda di malavitosi. L’indagine ha preso il via in seguito all’arresto per spaccio, nell’agosto dello scorso anno, di un 53enne di Besozzo: i successivi sviluppi investigativi hanno permesso di accertare la presenza di un sodalizio criminale che era solito spacciare droga nella zona compresa tra Gavirate, Besozzo e Travedona Monate. Nell’ottobre dello scorso anno sono poi finiti in manette un 34enne albanese ed un 40enne italiano, trovati in possesso di un panetto di oltre mezzo chilo di cocaina, dal quale si sarebbero ricavate migliaia di dosi. I due, in seguito alle indagini, sono risultati i veri e propri capi ed organizzatori della banda di criminali: erano loro infatti a mantenere il collegamento con i trafficanti internazioni e con gli acquirenti. Le perquisizioni domiciliari dei fiancheggiatori, effettuate dai Carabinieri, hanno poi permesso di sequestrare diverse dosi di cocaina, oltre 80 grammi di hashish e un chilo e mezzo di semi di canapa indiana. In seguito a questi blitz 4 giovani residenti a Malgesso, Besozzo e Bregano sono stati denunciati a piede libero.

Arrestato fornitore di droga nei locali da ballo

08 giu 2007 - 11.24

Sanremo: i Carabinieri arrestano in via Pietro Agosti un 35enne albanese, fornitore di droga nei locali da ballo



Stanotte i Carabinieri del reparto operativo di Imperia hanno arrestato a Sanremo Vasjari Luiz, 35enne albanese residente in via Dante Alighieri, trovato in possesso di 80 grammi di cocaina purissima. Da tempo i Carabinieri seguivano l’uomo sospettato di essere il fornitore di cocaina per lo sballo dei frequentatori dei locali notturni.
Stanotte in via Pietro Agosti lo hanno notato a bordo della sua Bmw, in compagnia di due straniere e di un connazionale. Dopo essere entrato ed uscito da alcuni locali, l'uomo si stava per dirigere verso il centro di Sanremo, quando è stato fermato dai Carabinieri. L’albanese ha provato a disfarsi di un involucro cercando di nasconderlo sotto il sedile dell’auto.
Il gesto non è sfuggito ai militari del reparto operativo che hanno immediatamente recuperato l'involucro e dopo averlo aperto hanno scoperto che si trattava di cocaina. L’albanese è stato arrestato e trasferito in carcere a Sanremo su disposizione del sostituto procuratore della Repubblica del tribunale di Sanremo Michele Stagno.

Adescate al Cottolengo

8/6/2007 (7:47) - IL BLITZ DEI CARABINIERI
Albanese reclutava ragazze da mandare sul marciapiede alla mensa dei poveri nella "Cittadella della solidarietà"
TORINO
Per attraversare l’Oceano e inseguire la fortuna per sé e la sua bambina, lasciata ai parenti in un villaggio rurale alle porte di Bogotà, aveva sborsato 7 mila dollari. Non perché fosse ricca, anzi. Semplicemente aveva garantito che avrebbe saldato il debito. In che modo era ancora tutto da definire.

Ancor più considerato che nei primi giorni torinesi da clandestina Maria, 24 anni, colombiana, non aveva neppure i soldi per mangiare. Per la notte era riuscita a trovare ospitalità presso altri connazionali. Il vero problema, mentre cercava un lavoro, era mettere su il pranzo con la cena. Un’impresa. La salvezza, per lei come per tanti altri disperati, era la mensa dei poveri del Cottolengo. Un ambiente dove Maria aveva trovato affetto, generosità e assistenza. Almeno da parte dei fratelli cottolenghini. Nessuno poteva immaginare che in quel luogo protetto si potessero nascondere insidie e pericoli. E invece, al di là di tutte le apparenze, è proprio alla mensa del Cottolengo che uno spregiudicato albanese l’avvicina e la blandisce.

In altre parole l’adesca e la convince a prostituirsi. «Ma chi te lo fa fare a mangiare questa robaccia? - la illude l’uomo -. Con me farai la bella vita: buon cibo e lussi a volontà». Frottole. Parole vuote a cui seguono solo botte e l’obbligo a consegnare quasi tutto quello che la giovane colombiana guadagna vendendo il proprio corpo. L’albanese è una macchina da guerra che sfrutta Maria a più non posso. La trasforma in una schiava del sesso, con l’aiuto di una romena che si comporta come una diabolica aguzzina. Fino a quando la giovane colombiana non trova il coraggio di ribellarsi, si fida di una pattuglia dei carabinieri e denuncia la coppia.

Scattano le indagini del nucleo operativo della compagnia di Mirafiori, guidata dal capitano Massimiliano Pricchiazzi, e l’impegno dei carabinieri viene premiato. L’attività investigativa si chiude con l’arresto di Stojku Dritan, 24 anni, e Georgeta Valentina Simion, romena di 23 anni. Sono accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, di minacce e estorsione.

E come tutti i film dell’orrore che si rispettino, anche questo si svolge in due tempi. Il primo risale al 2002, quando l’allora ventiquattrenne Maria era arrivata a Torino per la prima volta: l’adescamento della giovane romena (all’epoca appena diciannovenne), l’inizio della vita sui marciapiedi. Ma un decreto di espulsione la obbliga a rimpatriare in Colombia.

Un anno fa, il secondo viaggio della speranza. Questa volta però Maria, che a Torino sta con la sorella Helena, di un anno più grande, non vuole più vendersi. Non vuole più cadere nella rete dello sfruttamento e si cerca un’occupazione rispettabile. Inizia a fare la badante. Un’illusione. Pochi mesi di cure ad un’anziana, un tran tran rassicurante ma i soldi sono pochi, bisogna ancora estinguere il vecchio debito dei 7 mila dollari e mandare i soldi a casa per le cure della piccola figlia. Maria non regge e cede al guadagno facile del marciapiede. Torna proprio su quelli dove aveva lavorato per l’albanese. Ma stavolta il gioco si fa ancora più duro. Stojku Dritan e Georgeta Valentina Simion dettano regole ferree dalle quali non si può trasgredire: Maria deve consegnare ogni notte 400 euro. Ci sono notti che fruttano anche 500-600 euro, altre meno di 400. E allora volano calci e pugni. Un trattamento che viene presto riservato pure alla sorella Helena, anche lei finita a prostituirsi.

Altro che lussi, facili guadagni e banchetti sontuosi lontani anni luce dalla mensa del Cottolengo. La vita delle due sorelle colombiane si è trasformata in un inferno. Tanto da spingere Maria a rivolgersi ai carabinieri. Le sue dichiarazioni consentono ai militari diretti dal capitano Pricchiazzi di identificare l’albanese e la sua luogotenente romena. All’appello mancano ancora altre persone, ma per ora Maria ed Helena sono finalmente libere.

Rapina donna nigeriana, arrestato albanese

FOGGIA, venerdì 8 giugno 2007 - ORE 09.47

Un 35enne di Durazzo (Albania), regolarmente presente sul territorio nazionale, è stato arrestato ieri dai carabinieri con l'accusa di rapina aggravata. L'uomo, dopo aver avvicinato una donna, anch'essa immigrata, di 30 anni, della Nigeria, l'ha minacciata con un attrezzo metallico, costringendola a consegnargli la somma di 280 euro. Subito dopo la rapina, si è allontanato, facendo rientro presso l'abitazione in uso a Foggia. Dopo la denuncia della vittima i carabinieri lo hanno individuato e arrestato.

Coca, arrestato albanese 24enne

Requisita droga per un valore di 75mila euro

Gli uomini della guardia di finanza di Cremona, al comando del tenente colonnello Mauro Santonastaso, nel tardo pomeriggio di lunedi hanno inferto un duro colpo al mercato della droga in città con l'arresto di un boss, un albanese di 24 anni residente a Pontevico, ma di fatto domiciliato a Cremona in via Vittori.
L'operazione frutto di lunghe ore di pazienti appostamenti e di accertamenti iniziati un mese fa nei confronti di piccoli spacciatori locali e della provincia cremonese. I finanzieri hanno ricostruito i movimenti e gli spostamenti dei pusher, annotando ogni loro incontro.
Alla fine l'incrocio dei dati emersi ha consentito di individuare il fornitore che alimentava costantemente il flusso dello spaccio a Cremona. Sul conto di Klodjan Stavre sono emersi e poi riscontrati elementi di specifico interesse investigativo. Luned�, nelle prime ore del pomeriggio, i finanzieri si sono convinti di avere individuato il sospetto nelle vicinanze di via Vittori in compagnia di un altro connazionale.
I militari hanno proceduto prima alla perquisizione dell'appartamento, ritrovando una pressa ed un bilancino elettronico di precisione, poi, all'interno di un altro domicilio a Gerre de Caprioli, hanno trovato due pani da mezzo chilo ciascuno ed altri sette panetti pronti per essere ceduti ai vari pusher per un peso complessivo di circa un chilo e ottocento grammi di cocaina purissima del valore all'ingrosso di 75mila euro.
Sono state eseguite perquisizioni anche presso altri recapiti, tra cui quello di Pontevico, e sull'auto usata dall'arrestato con il sequestro di materiale ritenuto dagli investigatori assai interessante.
Al termine delle operazioni l'insospettabile 24enne, incensurato, è stato dichiarato in arresto ed accompagnato in carcere dove è a disposizione dell'autorità giudiziaria accusato di traffico di sostanze stupefacenti.
I particolari sono stati illustrati dal comandante provinciale Mauro Santonastaso e dal maggiore Alessandro Ferri.
Un'altra grossa operazione della Guardia di finanza di Cremona era stata portata a termine nell'estate dell'anno scorso. Un'indagine a pi� ampio raggio aveva portato all'arresto ancora di un albanese di 25 anni.

Savona, rubano all’Ipercoop: denunciati tre rumeni

Marocchino aggredisce due allievi carabinieri

Cuneo: aggredisce due allievi carabinieri, arrestato 20enne

Due allievi della scuola carabinieri di Fossano, in divisa ma liberi dal servizio, stavano transitando ieri sera, intorno alle 20, in centro Cuneo. Sulla loro strada hanno trovato un cittadino marocchino e due altri uomini - padre e figlio -, che animatamente discutevano per un alterco nato da futili motivi. Visto che il battibecco stava degenerando, i due allievi carabinieri sono intervenuti per sedare l'inizio di rissa ma, per tutta risposta, sono stati aggrediti dal giovane marocchino.

E' stata così avvertita una pattuglia del 112 e ai polsi del violento ragazzo - M.A., 20enne di origini marocchine domiciliato a Cuneo e già noto alle forze dell'ordine per precedenti di polizia - sono scattate le manette per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Scippano borsetta ad anziana, arrestati 4 rumeni

Monchiero: scippano borsetta ad anziana, arrestati 4 rumeni

Sono stati condannati ad 8 mesi di carcere i 4 rumeni responsabili di uno scippo, avvenuto nei giorni scorsi a Monchiero. Vittima una 73enne, derubata - in pieno giorno - della borsa, nelle vicinanze della sua abitazione. L'immediato allarme della donna e di un cittadino giunto in soccorso hanno permesso alle forze dell'ordine di Dogliani e di Fossano di bloccare i malviventi. Inizialmente sono stati individuati due dei quattro responsabili, fermati mentre si davano alla fuga a bordo di una Opel Vectra di colore giallo e con targa straniera. Dopo ulteriori ricerche, alcuni militari del Nucleo Operativo di Fossano, giunti in abiti borghesi nella zona del reato, sono riusciti a catturare anche gli altri due rumeni, nel frattempo dileguatisi nelle campagne circostanti del fiume Rea.

La borsetta è stata ritrovata - vuota - in un campo, mentre addosso ad uno degli scippatori è stato rinvenuto il denaro contante sottratto all'anziana, 40 euro in totale. Fortunatamente l'anziana non ha riportato ferite, e la sua prontezza nell'avvertire le forze dell'ordine è stata fondamentale nella cattura dei responsabili.

Gli arrestati, S.M. 25 anni, A.A.C. 20 anni, G.A. 19 anni e S.V.M. 31 anni, tutti rumeni e senza fissa dimora, sono stati condotti presso il Cerialdo di Cuneo; processati con rito direttissimo sono stati condannati a 8 mesi di reclusione presso il Tribunale della Procura della Repubblica di Mondovì.

Documenti falsi nigeriano arrestato

(AGI) - Palermo, 8 giu. - Un pregiudicato nigeriano in possesso di documenti apparentemente rilasciati da autorita' spagnole ma risultati falsi e' stato arrestato a Palermo dalla polizia.

L'uomo, Folorunso Ayodele, 41 anni, e' stato fermato per un controllo da agenti del commissariato Liberta' nei pressi di piazza Casa Professa mentre discuteva animatamente con un altro immigrato. Ayodele ha esibito una carta di identita' e altri documenti, chiaramente contraffatti. Peraltro, uno dei documenti recava un timbro di emissione del 2005, mentre il nigeriano e' stato ininterrottamente detenuto per reati legati agli stupefacenti dal 1999 al 2006, quando ha beneficiato dell'indulto. Nel 2005 era recluso nel penitenziario di Porto Azzurro. La polizia sta ora indagando per verificare se i documenti in possesso di Ayodele siano riconducibili a un giro di patenti false apparentemente emesse da Inghilterra e Germania, scoperto alcuni mesi da dagli investigatori del commissariato Politeama. (AGI)

Sgomberato campo nomadi abusivo

Venerdì 8 Giugno 2007 ore 11:06

Alba: sgomberato campo nomadi abusivo in città, 10 denunce

I Carabinieri della Compagnia di Alba, nella tarda serata di ieri, hanno eseguito un servizio straordinario di controllo del territorio - al quale hanno preso parte una decina di militari – che ha consentito di individuare e sgomberare in un quartiere periferico cittadino un vero e proprio campo nomadi abusivo. Nella serata erano giunte sul numero di emergenza 112 alcune segnalazioni da parte di cittadini abitanti nella zona di corso Bra, preoccupati per la presenza di alcuni nomadi accampatisi nei pressi delle loro abitazioni. I militari si sono recati immediatamente sul posto ed hanno effettivamente riscontrato la presenza di alcuni nuclei familiari di nomadi di etnia slava, per un totale di 25 persone compresi i minori, i quali avevano posizionato i loro camper e roulotte all’interno di un’area di proprietà pubblica, solitamente utilizzata dalla Motorizzazione Civile per compiere revisioni e collaudi su autoveicoli.

Concluse le procedure di identificazione dei nomadi, molti dei quali risultavano avere precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio, i Carabinieri hanno provveduto a sgomberare la zona ed il gruppo costituito da camper e roulotte - otto in totale - ha lasciato la città. I 10 nomadi, tutti capi famiglia del gruppo, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Alba in quanto resisi responsabili del reato di invasione ed occupazione abusiva di area pubblica e per loro è stata anche inoltrata una proposta di Foglio di Via Obbligatorio alla Questura di Cuneo con divieto di ritorno nel comune di Alba per anni tre.

Truffa dello specchietto, arrestati due zingari

8/6/2007 (9:44) - BALANGERO, AVEVANO APPENA RAGGIRATO UN PENSIONATO
Per i carabinieri avrebbero compiuto numerosi colpi nel torinese
TORINO
Quando i carabinieri di Mathi li hanno fermati avevano appena raggirato un pensionato di Balangero. In manette, con l'accusa di truffa aggravata, è finito Salvatore S., 29 anni, della colonia degli zingari siciliani di Noto. Con lui è stato denunciato un minorenne di 17 anni, trovato in possesso di un coltello.

La coppia di malviventi fa parte della carovana che in questi giorni è accampata nei pressi di corso Vercelli, a Torino. Dicono di essere arrotini, ma in realtà sono specializzati nella «truffa dello specchietto» e riescono ad ingannare decine di automobilisti, come avveniva tempo fa ai semafori intorno allo stadio Delle Alpi. Intorno a mezzogiorno i due nomadi stavano percorrendo viale Copperi, a Balangero, quando all’altezza del semaforo che regola l’accesso sulla strada provinciale sono scesi dall’utilitaria e hanno affiancato la macchina che li precedeva.

A bordo c’era un pensionato di 83 anni. «Scusi, prima non se n’è accorto, ma ci ha urtato lo specchietto mentre ci incrociavamo», ha spiegato Salvatore S. Preso in contropiede l’anziano automobilista si è scusato: «Mi dispiace, non me ne sono accorto». Il pensionato ha quindi invitato i due ad andare dall'elettrauto che dista pochi passi: «Se ve lo sostituisce, pagherò».

A questo punto è scattato il raggiro. Salvatore S. ha fatto presente di aver fretta, di non aver tempo da perdere e di dover andare subito a Milano. Con il cellulare ha finto di telefonare a un carrozziere: «Guardi una sostituzione costa 100 euro». Il pensionato, sempre più preoccupato, ha estratto la banconota dal portafogli, ma a quel punto lo zingaro ha rilanciato: «Eh no, abbiamo detto 200 euro, forse non ha capito bene». La vittima, intimidita, ha capito di esser stato raggirato ma ha comunque sfilato dal portamonete anche il secondo centone.

Per fortuna in quel momento stava passando una pattuglia dei carabinieri di Mathi e il pensionato è riuscito ad attirare l’attenzione dei militari. Gli uomini del maresciallo Renato Arcella hanno subito rincorso i due truffatori, che avevano abbozzato una fuga. Bloccandoli dopo pochi istanti. Secondo gli inquirenti la coppia sarebbe responsabile di diverse «truffe dello specchietto» avvenute nel Torinese. Il più giovane era già stato fermato qualche tempo fa a Robassomero, dopo aver raggirato un’anziana di Venaria.

giovedì 7 giugno 2007

Milano, arrestati 9 tunisini sospetti militanti islamici

giovedì, 7 giugno 2007 5.03 163

MILANO (Reuters) - Il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano, in collaborazione con la polizia britannica, ha arrestato oggi nove tunisini sospettati di appartenere a una cellula del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, ora noto anche come "al Qaeda islamic Maghreb", che si ritiene finanziasse e offrisse supporto logistico ai militanti islamici.

Lo hanno riferito oggi fonti giudiziarie e le Fiamme Gialle di Milano, precisando che la presunta cellula è sospettata di aver lavorato a potenziali piani, ancora a livello embrionale, per colpire obiettivi in Italia e in altri paesi che non sono mai stati messi a punto nei dettagli. Gli arresti sono stati disposti dal gip di Milano Guido Salvini e uno di questi è stato eseguito a Londra.

"(Si tratta di) Una cellula ispirata all'ideologia e alla finalità di al Qaeda e potenzialmente idonea a colpire obiettivi in Italia, in Europa o in altri Paesi del mondo qualora se ne fosse ravvisata l'opportunità tattico-strategica e l'azione fosse stata possibile e produttiva per gli obiettivi politico-religiosi prefissati dal verbo della Jihad", scrive il gip nell'ordinanza.

Le accuse per i nove, a vario titolo, sono di associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale, falsificazione di documenti, favoreggiamento, immigrazione clandestina, traffico di droga e furto di autoveicolo, secondo quanto riferito da fonti giudiziarie.

Le indagini hanno permesso di individuare collegamenti -- in corso di conferma da parte delle autorità competenti -- con almeno due attacchi terroristici avvenuti in Tunisia a gennaio e in Algeria lo scorso aprile.

UNO DEGLI ARRESTI ESEGUITO A LONDRA

Uno degli indagati, Habib Ignaoua, tunisino, 46 anni, è stato arrestato a Londra dalla polizia britannica.

Nell'ordinanza del gip si legge che Ignaoua, di cui gli inquirenti italiani indicavano la possibile presenza in Gran Bretagna, è accusato di essere un "reclutatore sulla piazza milanese" di aspiranti militanti da addestrare in Afghanistan.

"In qualità di promotore e organizzatore svolgeva il compito di fare proselitismo e convincere i volontari a recarsi in Afghanistan nei campi di addestramento appartenenti all'organizzazione per ricevere uno specifico addestramento militare e per approfondire le conoscenze ideologico-religiose nell'interpretazione della religione musulmana propria dell'associazione", scrive il giudice per le indagini preliminari.

Un prezioso contributo alle indagini è giunto da un collaboratore di giustizia che ha descritto per la prima volta la vita nei campi di addestramento per militari di al Qaeda in Afghanistan.

"In questo tipo di criminalità, (la presenza di un collaboratore di giustizia) dà risultati aggiuntivi perché (è in grado di ) fornire anche un quadro psicologico (della vicenda)", ha detto oggi il pm di Milano Elio Ramondini, che ha coordinato le indagini.

"L'organizzazione aveva creato in Italia una base logistica e un canale di reclutamento di mujaheddin da avviare alla lotta terrorista jihadista in Afghanistan, Algeria, Tunisia, Cecenia e in passato Bosnia", hanno detto le Fiamme gialle precisando che il gruppo terroristico si componeva principalmente di 16 magrebini -- alcuni dei quali già iscritti nelle black list dell'unione europea, dell'Onu e degli Stati Uniti -- e il cui capo era Essid Sami Ben Khemais.

Il gruppo ha sostenuto le attività dei mujahiddin reclutando neofiti e inviandoli per l'addestramento nei campi afghani di Khowst, Drointa, Kalden e Farouk con denaro frutto di alcuni reati come lo spaccio di sostanze stupefacenti.

Dall'inchiesta, scrive ancora il gip, è inoltre emersa "ancora una volta con grande nettezza la funzione svolta dalla moschea di viale Jenner quale luogo di persuasione e di avvio alla guerra santa e quindi la sua caratteristica non solo di luogo di preghiera ma di punto di riferimento logistico e funzionale alla rete jihadista".

Banda di slavi tenta il colpo grosso

Tentato furto di lingotti d'argento a Milano

La refurtiva recuperata dalle forze dell'ordine ammonta a circa 100.000 euro

Milano, 4 giu. – La notte scorsa le forze dell’ordine hanno sventato una rapina al negozio di argenteria Galbiati a Milano: all’arrivo la polizia si è trovata di fronte un’auto stracolma di argenteria varia e più di 65 kg di lingotti d’argento per un valore complessivo di circa 100.000 euro.

A tentare la rapina è stata una banda di slavi che appena hanno visto avvicinarsi le forze dell’ordine si sono dati alla fuga, uno soltanto è stato catturato, si tratta di Elvis Sainoff, 36 anni, che vive nel campo nomadi di Baranzate di Bollate.

Le forze dell’ordine sono alla ricerca dei suoi complici che presumibilmente vivono nello stesso campo nomade e che per ora sono ancora latitanti.

Assalto in villa, albanese condannato ad 8 anni

07 giugno 07

FORLI' – Aveva assaltato la villa dell'imprenditore Alessandro Savadori, a Collinello di Bertinoro, il 23 ottobre del 2004, sequestrando l'intera famiglia, minacciata con le armi.

Il 41enne di nazionalità albanese Pulin Gjika è stato condannato a 8 anni di reclusione dalla corte d'Appello di Bologna, confermando la pena chiesta dal giudice Rita Chierici.

L'individuo fu arrestato dalle forze dell'ordine assieme agli tre componenti della banda. Il colpo fruttò la somma di 70mila euro.

Pietra Ligure, albanese condannato per violenza sessuale

Pietra Ligure. E’ stato condannato a 14 mesi di reclusione (pena sospesa) Florian Jahj, 19 anni, albanese residente a Torino, finito a giudizio con l’accusa di violenza sessuale per aver importunato due donne, madre e figlia, costringendole alla fuga e per aver baciato con la violenza una ragazza ventenne. I fatti risalgono al 6 novembre dell’anno scorso. Il giovane era entrato in azione sul lungomare Bado di Pietra Ligure. In preda ai fumi dell’alcol, aveva avvicinato madre e figlia, di 50 e 28 anni, scatenandosi in oscene profferte sessuali. Al netto rifiuto delle avances da parte delle due donne, l’immigrato si era poi calato esibizionisticamente i pantaloni. Madre e figlia erano fuggite di corsa inorridite e, inseguite per un centinaio di metri dal molestatore, avevano trovato rifugio in un ristorante, da dove avevano avvertito il 112. Successivamente il giovane albanese aveva tentato di bloccare una ragazza di vent’anni cercando di baciarla e mordendole il labbro. Infine l’intervento dei carabinieri, che aveva impedito che il terzo approccio degenerasse in violenza.

Albanesi arrestati traffico droga

Traffico internazionale di cocaina, 13 arresti

(ANSA) - FIRENZE, 7 GIU - Tredici persone sono state arrestate nell'ambito di un'inchiesta su un presunto traffico internazionale di droga. L'indagine, iniziata nel 2006, ha portato al sequestro di 21 chilogrammi di cocaina. I 13 arrestati, 12 albanesi e un macedone, sono accusati di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Le misure cautelari sono ostate eseguite in Toscana, dove l'organizzazione aveva la base, in Piemonte, Umbria, Lombardia ed Emilia Romagna.

Ancora carte di credito clonate

ALESSANDRIA: FERMATI 8 RUMENI PER CLONAZIONE DI CARTE DI CREDITO

mercoledì, 06 giugno 2007 13:15

Torino, 6 giu. (Adnkronos) - Associazione a delinquere finalizzata all'illecita intercettazione di comunicazioni informatiche e telematiche, accesso abusivo a sistemi informatici, falsificazione di carte bancomat e frode informatica. Questa l'accusa nei confronti di 8 persone di nazionalita' romena arrestate dai carabinieri del Nucleo operativo di Alessandria al termine di una lunga indagine, condotta con intercettazioni ambientali e telefoniche ma anche con continui pedinamenti, che ha portato ad accertare che gli indagati facevano parte di una organizzazione criminale, con a capo uno degli arrestati che, prevalentemente dal suo paese d'origine, coordinava e controllava l'attivita' di due gruppi, uno con base ad Alessandria e l'altro Monza.

Secondo quanto accertato dai militari, coordinati dalla Procura di Alessandria, i due gruppi sceglievano esclusivamente, per la loro attivita' di clonazione, gli sportelli bancomat che avevano una porta d'ingresso apribile con il documento di credito. Proprio qui, infatti, quando il malcapitato cliente inseriva la sua carta nel dispositivo di apertura, avveniva la registrazione dei dati numerici della tessera mentre il codice pin veniva poi filmato, al momento della digitazione,da una microcamera nascosta nella plafoniera dello sportello bancomat.

I dati registrati in questo modo venivano poi scaricati su un computer e copiati su altri supporti magnetici vuoti. Nel corso delle perquisizioni eseguite ad Alessandria e a Monza, i carabinieri, che sono sulle tracce di altri due componenti dell'organizzazione ricercati in Italia e all'estero, hanno sequestrato oltre 50 mila euro, frutto dei prelievi illeciti, 140 tessere bancomat, due pc e materiale elettronico per la clonazione.

Arrestati 11 rumeni e 3 italiani: carte di credito clonate

Roma, arrestati 11 rumeni e 3 italiani: carte di credito clonate

Roma, 6 giu (Velino) - Si introducevano all'interno di supermercati, centri commerciali e negozi e modificavano le apparecchiature elettroniche posizionate alle casse per poi clonare le carte di credito dei clienti. Per undici cittadini rumeni e tre italiani, residenti nelle province di Rimini e Crotone, sono scattate le misure cautelari, emesse dal gip di Roma, Pierfrancesco De Angelis su richiesta dei pm Delia Cardia e Nunzia D'Elia della Procura di Roma, nell’ambito dell’operazione denominata 'Operazione Cyranò’. L’organizzazione, secondo le indagini delle Fiamme gialle, aveva accumulato illegalmente migliaia di codici di carte di credito e bancomat, compresi i pin segreti per poi distribuirli ad altri membri dell’organizzazione criminale situati anche all’estero, che provvedevano a utilizzarli per ingenti prelievi di denaro contante e acquisti di ogni genere in Italia, Romania, Austria, Spagna e Francia.

Ciascun indagato aveva il compito di cercare i centri commerciali dove installare le apparecchiature idonee a manomettere i sistemi di pagamento 'Pos' per captare i codici delle carte di pagamento. Altri invece si occupavano degli aspetti tecnici legati all'installazione vera e propria dei microcircuiti in grado di immagazzinare migliaia di codici delle carte di pagamento. Le carte clonate venivano quindi utilizzate, anche mediante la loro cessione a terzi soggetti in Italia o all'estero. In Italia l'organizzazione ha messo le mani in poco più di otto mesi su almeno 16 esercizi commerciali dislocati tra Lazio, Abruzzo, Umbria, Toscana, Veneto e Puglia ed Emilia Romagna. Due degli arrestati sono stati sorpresi in un centro commerciale della Capitale mentre stavano compiendo acquisti per qualche migliaio di euro utilizzando carte di credito risultate clonate. Il giro d'affari complessivo stimato dai finanzieri supera i due milioni di euro.

Inseguimento e spari dopo le razzie

06 giugno 07

Hanno saccheggiato un negozio di parrucchiera e poi hanno tentato il bis in quello di elettrodomestici, ma il proprietario ha dato l’allarme
Inseguimento e spari dopo le razzie
Eugenio Garzotto
I carabinieri hanno sparato alle gomme: l’auto è sbandata e i rumeni sono stati presi

BATTAGLIA. Sono fuggiti a tutto gas dopo avere svaligiato una parrucchiera, facendo incetta di cosmetici, e tentato il colpo a una rivendita di elettrodomestici. Non avevano però fatto i conti con la pronta reazione del titolare del secondo negozio, che ha subito avvertito i carabinieri.
Gli uomini in divisa li hanno intercettati sulla statale 16 e si sono lanciati all’inseguimento dei ladri. Uno dei militari ha esploso due colpi di pistola che hanno centrato lo pneumatico della vettura. L’auto è sbandata andando a schiantarsi contro un muretto. Una seconda macchina è invece riuscita a far perdere le proprie tracce. Le manette sono così scattate ai polsi di un terzetto di rumeni: Gabriel Ali Kakalin, 18 anni, residente a Padova; Florin Laurentiu Zaharia, anche lui diciottenne, senza fissa dimora, e P.L., 17 anni. L’intera refurtiva, stivata nel portabagagli della vettura, è stata recuperata. Il fatto è avvenuto l’altra notte. Ad essere preso di mira dai ladri, il negozio «Look Center», in via Colli Euganei 72. I malviventi sono entrati in azione verso le 2,20. Dopo aver forzato la porta d’ingresso, hanno puntato agli scaffali, dov’erano riposte decine di flaconi di articoli di marca: creme di bellezza, lozioni e altri costosi prodotti. Hanno cercato anche di aprire il registratore di cassa, dove però non c’erano contanti. Infuriati, lo hanno scardinato dal suo supporto e scaraventato a terra. Poi, decisi a proseguire nella scorribanda, sono usciti, dirigendosi verso il negozio di elettrodomestici di Lino Cantin, a poche decine di metri di distanza, in via Roma 18. Con un arnese da scasso hanno tentato di metterne fuori uso la serratura, ma i loro armeggi hanno svegliato il titolare che abita al piano superiore. L’uomo si è affacciato alla finestra e ha visto un gruppetto di sei persone vicino a due auto. Vistisi scoperti, i ladri sono saliti velocemente sulle vetture, partendo a tavoletta. Cantin ha subito telefonato ai carabinieri, dando una sommaria descrizione dei veicoli. Poco dopo i malviventi sono stati individuati sulla statale Adriatica da due pattuglie del Radiomobile. All’altezza del ponte del Catajo, una delle auto, una Ford Escort, è stata raggiunta dai colpi sparati da un militare e si è schiantata contro un muretto. Florin Zaharia, che si trovava alla guida, è sceso dileguandosi a piedi, mentre Gabriel Kakalin e il minorenne venivano bloccati dai militari. Un’ora dopo, al termine di una battuta di ricerca nelle campagne circostanti, è stato arrestato anche il terzo ladro. La Ford Escort era stata rubata il primo giugno a Ponte delle Alpi (Belluno). «Fortunatamente, sono riuscita a recuperare tutta la merce - dichiara Debora Ghiraldo, titolare del «Look Center» - Si sono portati via anche phon, asciugacapelli, pettini e forbici. Tutto per un valore di circa duemila euro. I carabinieri mi hanno informato verso le 4. Il negozio non è dotato di sistema di allarme, ma a questo punto sto seriamente considerando l’idea di installarlo. Ho aperto da poco e mi sto rendendo conto che la situazione è decisamente preoccupante. Ormai qui nessuno vive più tranquillo». «Abbiamo già subìto parecchi furti; praticamente non passa un anno senza che qualcuno ci derubi o tenti di farlo - commenta sconsolato Lino Cantin, il proprietario del negozio di elettrodomestici che ha dato l’allarme - E quindi, adesso, io e la mia famiglia stiamo attenti a ogni minimo rumore». I due rumeni sono stati tradotti in carcere. Per il minore è stato disposto il trasferimento nel centro di prima accoglienza di San Gaetano a Schio.

Presi 4 zingari

La Spezia
Quattro zingari che si preparavano ad entrare in azione in via Crispi, bloccati dalla Volante
Un cittadino ha fatto scattare l'allarme. Erano accompagnati da due bambini
Operazione preventiva da parte della Polizia. Una segnalazione telefonica alle ore 11, indicava movimenti sospetti.
Una presenza di un gruppo di nomadi nei pressi di un portone di via Crispi.
La Volante si è prontamente presentata sul posto e, prima ancora che entrassero in azione ha fermato un gruppo di 3 maggiorenni ed un minorenne (tra ragazzi e ragazze), accompagnati da due bambini, in tasca cacciaviti ed utensili vari, pronti ad entrare in azione.
I maggiorenni ed il minorenne sono stati per il momento denunciati a piede libero per possesso di arma impropria.

06/06/2007 13.21.00

Cosa costa l'immigrazione...

Cosa costa l'immigrazione
di Beppe Cosentino
http://www.comincialitalia.net/inter...3271&pagina =

Milano 5 Giugno 2007 ore 23:06

Ci hanno detto che gli extracomunitari fanno i lavori che gli italiani non vogliono fare.
Ci hanno detto che sono una risorsa.
Ci hanno detto che ci servono, senza di loro non c'è la faremmo.
Alcuni dicono anche noi siamo stati emigranti, quindi.........
Gli extracomunitari dicono "io pago le tasse perciò ho tutti i diritti"
Altri italiani come i leghisti, in televisione (per cercare di discolparsi)dicono "l'importante che siano in regola e paghino le tasse"
*
Mi piacerebbe tentare di fare un po’ di chiarezza sulla base di verità reali, cercando il più possibile dallo stare fuori da opinioni personalissime(so che non è facile)
*
Gli extracomunitari sia agli inizi dal loro arrivo sia oggi fanno e hanno fatto lavori che gli italiani avrebbero fatto: le colf, l'operaio chimico, in fonderia, nelle falegnamerie, nell'agricoltura, autisti di furgoni, furgoncini, camions, commercianti nei mercati nei negozi, nelle fabbriche del veneto ecc.(questi sono fatti e non opinioni).

Gli imprenditori italiani o le famiglie preferiscono gli extracomunitari per svariati motivi: sono giovani, possono chiedere qualche prestazione in più, possono permettersi qualche rimprovero in più,queste persone non possono ribellarsi pena la perdita del posto di lavoro e di conseguenza il rischio del non rinnovo del permesso di soggiorno, quindi il ritorno al loro paese di origine, mentre se assumono un italiano queste cose non se le possono permettere.Ecco che l'extracomunitario comincia a scavalcare l'italiano. Per quanto riguarda le aziende venete che qualche anno fa chiedevano extracomunitari a scapito degli italiani le posso anche capire.

L'extracomunitario che arriva in Italia e guadagna 850/900 euro le va benissimo, poiché inizialmente abita in una stanza con altri 5/6 connazionali(stanza spesso fuori legge sia per gli impianti che per l'igiene)quindi pur costando 600/700 euro al mese dividendo la spesa pagano 100/120 euro a testa, quindi con altri 400 euro ci campano e cosi possono mandare a casa 300/400 euro al mese , le loro famiglie nei paesi di origine vivono da americani.

Un italiano, magari del sud, va in veneto e deve pagare 500/600 euro per un monolocale come fa a vivere con i rimaneti 300 euro? Non c'è la caviamo nenache con il "nero" L'extracomunitario va nelle campagne per 15/20 euro al giorno, lo può fare perché dorme sotto i ponti, se ha bisogno della sanità abbiamo strutture che curano gratuitamente chi e in Italia illegalmente e ha commesso un reato, mentre l'italiano anche se in condizioni disastrate deve pagare certi ticket.....noi che facciamo?? Ecco allora che l'extracomunitario vince ancora.
*
Sono una risorsa? Forse,
Analizziamo il prezzo che paghiamo.
Prima dell'ultimo indulto avevamo nelle carceri poco meno di 58.000 persone di cui oltre 25.000 extracomunitari, quindi il 45% erano "bravi" non italiani.Se consideriamo che gli immigrati in Italia sono circa 4.000.000 significa che il rapporto con la delinquenza e 153/1 mentre per gli italiani è 1657/1 vuol dire che gli extracomunitari delinquono 10 volte più degli italiani (parlo dei reati puniti se andiamo a vedere tutti quelli non puniti da una parte e dell'altra questa media sicuramente si raddoppia) Quanto costa agli italiani la spesa carceraria?Quanto costano le forze dell'ordine che devono combattere contro la delinquenza degli extracomunitari?Quanto le spese di tribunale?Quanto le spese per l'avvocato?Di quanto si allungano i processi degli italiani per il fatto che ci sono un numero esagerato di processi a carico degli immigrati? Un extracomunitario dopo alcuni mesi che vive in Italia stabilmente chiama con se la famiglia (la legge lo permette), sappiano che generalmente fanno molti più figli degli italiani, se questo signore fa venire in italia moglie e 3 figli, pagherà pochissime tasse, perché con 4 persone a carico si pagano pochissime tasse, ma in compenso avrà gli assegni per i 3 figli ovvero circa 400 euro....Quindi cosa ci guadagna l'Italia e gli italiani? Il fisco in questi casi sarà in passivo con queste persone, non è finita, questa famiglia sarà privilegiata poiché in queste condizioni non pagherà ticket o cmq sarà inserita nelle fasce più deboli e mettendosi in lista per una casa popolare andranno velocemente a superare tutti gli italiani gia in attesa, si riesce a vedere dei vantaggi per gli italiani?Anche in questo caso l'italiano e "fregato" e scavalcato. E sai cosa ti dirà l'extracomunitario se accenni a un certo tipo di discorso? "Io pago le tasse quindi ho tutti i diritti".
*
Ci sono anche quelli che sbarcano illegalmente (diventeranno quasi tutti legali) e noi li andiamo ad aspettare al limite delle nostre acque territoriali, li imbarchiamo nelle nostre navi militari o scafi della guardia di finanza ecc. poi li portiamo nei centri di accoglienza, (dove un giornalista denuncia gli italiani perche non trattano questi signori da albergo a 5 stelle)li rifocilliamo li schediamo, portiamo in ospedale quelli che ne hanno bisogno , in seguito li trasferiamo in altri centri, poi analizziamo tutte le singole situazioni (tutti si ritengono piu o meno rifugiati), nel frattempo una buona parte di loro scappa,(e la polizia li deve inseguire arrestare poi processare poi mettere in carcere e successivamente accompagnare nei loro paesi)altri riusciranno in qualche modo a restare alcuni di loro saranno rimandati a casa. Chi paga tutta questa enormità di spese? Provate ad indovinare?
*
Sarebbe assolutamente giusto che gli extracomunitari che lavorano in Italia pagassero un contributo per le spese di giustizia,carcere ecc. visto che delinquono 10/20 volte piu degli italiani,non è giusto ke noi oltre a ricevere i crimini paghiamo anche le spese,propongo di far pagare il 2% del loro stipendio per queste spese.
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Abbiamo le questure oberate di lavoro con gli extracomunitari, il tutto sempre a scapito degli italiani, le asl, uffici sindacali, poliambulatori ecc.sono pieni di immigrati...sicuramente sono grossi disagi per gli italiani.
A proposito degli italiani che emigravano voglio precisare che gli italiani erano più o meno richiesti, gli italiani si sono integrati perfettamente, non hanno mai compiuto crimini 10/20 più dei locali, gli italiani hanno portato cultura apprezzata a 360 gradi..quindi ogni confronto è sprecato, senza campanilismo sappiamo che l'Italia e sempre stata apprezzata nel mondo.
*
Vorrei dire ai nostri governanti che ci sono circa 3.000.000.000 di persone che spingono forte per venire in occidente...forse questo non sempre e tenuto in evidenza.... Aggiungo che gli immigrati non sono piu cattivi degli italiani, ma delinquono di più a causa delle loro condizioni economiche,sono persone assolutamente uguali a noi....Aggiungo che tutte queste considerazioni non sono contro gli extracomunitari,anch'io al loro posto farei quello che loro fanno,le considerazioni sono soprattutto rivolte a chi ci governa ,forse non hanno ancora capito che non sta a noi imbarcare queste persone nella nostra nave perché quando la nave è sovraccarica affonda e che la priorità è soddisfare le esigenze e i desideri degli italiani ,dei figli d'Italia.Non può esistere un italiano in cerca di lavoro mentre un altro extracomunitario ha un lavoro.
L'Italia e degli italiani e l'italiano devono sempre avere la precedenza per quanto riguarda lavoro e casa.
*
Se neri,gialli o di qualsiasi razza vengono in Italia con in tasca 5 milioni di euro sarò io il primo ad andare ad accoglierli all'aeroporto con la banda.
Voglio soffermarmi sull'italianità:come si fa a dire che è cittadino italiano un bimbo che nasce in Italia figlio di 2 arabi o di 2 cinesi ecc.?
Uno straniero non fa figli italiani solo perché risiede in Italia, chi nasce in Italia figlio di stranieri non è italiano semmai quando sarà maggiorenne se vuole diventare italiano deve provare che ama la cultura italiana e perfettamente integrato conosce la ns storia e le ns tradizioni poi potrà dirsi italiano.
Dobbiamo essere fieri è orgogliosi di dire e far capire che essere italiani è un privilegio e che dunque non si diventa italiani per un qualche automatismo.

Tunisino arrestato a Palermo

06 giugno 07

PALERMO: TUNISINO BLOCCATO AL PORTO, GESTIVA TRAFFICO DI IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

(PRIMA) PALERMO – Arrestato Belgacem Khlifi, 36enne tunisino ritenuto componente di una organizzazione transnazionale operante su tutto il territorio italiano (Milano, Firenze e Calabria), con compiti di organizzazione e gestione del traffico di clandestini. L’uomo è stato bloccato dagli agenti di polizia di stato durante i servizi di controllo effettuati a bordo di una imbarcazione proveniente nel capoluogo siciliano da Tunisi. Il cittadino tunisino, all’atto dell’identificazione, è risultato insieme ad altri 30 stranieri circa, destinatario di un provvedimento restrittivo, emesso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro che, nell’aprile scorso, ha sgominato la banda e fatto luce su un consistente spaccato dell’immigrazione clandestina avente rotta lungo il mediterraneo. La banda criminale si occupava di approntare gli spostamenti dalle coste libiche in direzione di quelle italiane a bordo dei ben noti barconi della speranza. In partenza, ogni clandestino era costretto a versare 1.500 euro a scafisti e traghettatori con l’impegno, una volta a bordo, di versare altri 1.500 euro una volta che il clandestino fosse riuscito a ricongiungersi con i familiari già regolarmente soggiornanti in Italia. Gli accoliti avrebbero permesso loro di ricongiungersi ai parenti solo dopo aver ricevuto il denaro inizialmente pattuito e fino a quella fase gli immigrati sarebbero state tenuti reclusi in grossi stanzoni e casermoni in condizioni minime di vivibilità e sottoposti ad una attesa estenuante, motivo per cui i destinatari del provvedimento restrittivo dovranno rispondere anche di sequestro di persona.

Arresto di un albanese svolto dai Carabinieri di Fano

06/06/2007

Arresto di un albanese svolto dai Carabinieri di Fano

Fano - Verso le ore 05,00 del 05 giugno 2007, nel locale tratto di autostrada a/14 direzione nord, militari del n.o.r. – aliquota radiomobile della compagnia cc di Fano, su attivazione ed in collaborazione dei colleghi del n.o.r. della compagnia cc. di Senigallia (an), dopo breve inseguimento, bloccavano un’audi A4 che poco prima in Senigallia (an) aveva eluso un controllo. l’auto era condotta da un 35enne clandestino albanese e risultava rubata il 22.05.2007 a cotignola (ra). sul mezzo i militari operanti rinvenivano e sequestravano:

* una borsa colore nero contenente una videocamera marca "sony" e una macchina fotografica marca "canon" risultate provento di furto in abitazione consumato la decorsa notte in senigallia (an);
* un sacchetto plastica contenente la somma di denaro contante in monete risultata provento di furto in altra abitazione consumato la decorsa notte in castel colonna (an).

L'albanese, nei cui confronti i militari operanti a seguito immediate indagini espletate raccoglievano inconfutabili elementi reita’ elazione citati furti in abitazione, veniva sottoposto a fermo indiziato delitto per i predetti reati nonche’ per la ricettazione dell’autovettura medesima.

L’arrestato veniva associato alla casa circondariale di pesaro.

Capitano Verlengia - Compagnia Carabinieri di Fano

Omicidio albanese

06 giugno 07

OMICIDIO ALBANESE NEL BRESCIANO: ARRESTI IN CORSO

(PRIMA) BRESCIA - Sono numerosi gliordini di custodia cautelare in carcere nell' ambito delle indagini sull'omicidio del 22enne albanese, avvenuto il 21 febbraio scorso, durante una rissa fuori da un pub di Palazzolo sull'Oglio (BS), eseguiti in queste ore dai carabinieri. Le misure cautelari riguardano cittadini italiani e albanesi accusati di omicidio volontario e tentato omicidio, rissa aggravata, porto abusivo di armi, sfruttamento della prostituzione, lesioni. La rissa era scoppiata per motivi legati al mondo della prostituzione.

Immigrazione, annegati 8 algerini diretti in Italia, 20 dispersi

martedì, 5 giugno 2007 1.22 16

ALGERI (Reuters) - Otto algerini diretti illegalmente in Italia sono annegati al largo della costa nordafricana e almeno altre 20 persone risultano disperse, ha riportato oggi un quotidiano algerino.

Il quotidiano Liberte, che vanta buoni contatti con i servizi di sicurezza, ha fatto sapere che i clandestini sono annegati nelle acque al confine tra la Tunisia e l'Algeria, a bordo di una piccola imbarcazione diretta in Sardegna la settimana scorsa.

Sette corpi si trovano ancora negli ospedali tunisini, mentre il corpo dell'ottava vittima è stato rimpatriato dalla famiglia, ha riferito il quotidiano, aggiungendo che il gruppo era partito senza portare con sé documenti d'identità.

Un funzionario del pronto soccorso algerino ha fatto sapere che i funzionari autorizzati a parlare con i media non erano al momento raggiungibili. Nessun commento è stato al momento disponibile da parte delle autorità tunisine.

Nel 2006 la guardia costiera algerina ha recuperato 42 corpi lungo la costa mediterranea del paese, in gran parte di clandestini.

Il governo algerino si è impegnato di recente a rendere più stringenti le misure per far fronte al numero crescente di clandestini che si imbarcano nella speranza di un lavoro e di una vita migliore in Europa, preferendo come punti di ingresso l'Italia e la Spagna.

Indagine su incidenti presidio ambulanti immigrati Venezia

2007-06-05 14:25

La protesta era degenerata, in tutto otto i feriti

(ANSA)-VENEZIA, 5 GIU - Sono in corso indagini per ricostruire la dinamica degli incidenti di ieri durante il presidio di ambulanti extracomunitari al Comune. Il presidio degenerato rapidamente in un'accesa protesta e' finito con l'arresto di un extracomunitario, tre feriti tra gli ambulanti e cinque tra i vigili. Nel giorno in cui in consiglio aveva all'ordine del giorno il nuovo regolamento regionale che vieta il commercio ambulante, gli immigrati erano arrivati davanti al Comune.

Siamo stanchi dei musulmani!!!

Mignagola. Grave episodio di intolleranza all’happening delle associazioni sportive. Gli organizzatori hanno preso le difese della donna
Musulmana cacciata dalla festa paesana
Michela Santi
Aveva chiesto un panino senza prosciutto: un anziano l’ha insultata

CARBONERA. «Via, via i musulmani da qui. Se ne vada, non vogliamo vedervi». Si è sentita apostrofare così, Hasna Riahi, una mamma tunisina di 40 anni, musulmana. Era alla Festa dello Sport che domenica ha riunito le associazioni sportive del Comune negli impianti parrocchiali. Aveva chiesto un panino senza prosciutto per i figli di 9 e di 14 anni, atleti in erba del Mignagola calcio, e mentre aspettava al banco si è sentita aggredire in malo modo da un anziano tra il pubblico. «Sono scoppiata in lacrime - racconta - ma oggi voglio parlare per dire basta al razzismo».
E’ l’ennesimo segnale di discriminazione che mina dal basso l’integrazione degli immigrati nella Marca. Il caso raccontato da Hasna Riahi è uno dei tanti. La settimana scorsa una ragazza della Costa d’Avorio, sempre dell’hinterland della città si è vista licenziare perché il colore della sua pelle non era gradito ai clienti del bar dove lavorava. Un’avversione dei trevigiani verso gli stranieri che trapela in forme di disprezzo o in sfoghi improvvisi, come quello accaduto domenica. Hasna che si è sentita presa ingiustamente di mira ha reagito rispondendo alle provocazioni e alle offese dell’anziano che le diceva: «Se vivi qui ti devi adeguare alle nostre abitudini: il panino col prosciutto è buono, cambia religione! Siamo stanchi dei musulmani». Ne è nato un acceso diverbio a cui hanno messo fine gli stessi organizzatori del circolo Noi. E’ intervenuto il presidente stesso Carlo Gomiero che con gentilezza ha allontanato la donna dal provocatore, l’ha fatta sedere e ha cercato di tranquillizzarla con un bicchiere d’acqua. Ma Hasna, che vive a Treviso da sei anni, dopo i cinque trascorsi in Sicilia, ha deciso di rendere pubblico il fatto emblematico del razzismo subdolo che lei e i suoi figli incontrano quotidianamente. «Parlo perché sono stanca di sopportare in silenzio - dice - vivo qui da anni, i miei figli sono nati in Italia, cerchiamo di essere rispettosi, ordinati, di adeguarci alle abitudini del posto, ma tutto questo non basta. Anche nelle migliori realtà, come quella parrocchiale di Mignagola, c’è sempre chi non ci vuole prima ancora di conoscerci». Hasna domenica voleva solo assistere alle premiazioni perchè tra i premiati c’erano anche i suoi figli. «Purtroppo mi ha preso un attacco di tachicardia - racconta - mi sono sentita male e ho dovuto lasciare la festa per tornarmene a casa. Mi dispiace per i miei figli, ci tenevano che io fossi là al momento della consegna delle targhe. Ho pianto tutto il giorno. Non è facile vivere a Treviso. Resto solo perché qui i miei figli hanno un futuro, possono trovare lavoro. Ma è difficile. La gente non ci vuole». Le difficoltà ad integrarsi sono quotidiane dal lavoro ai luoghi pubblici. «Le difficoltà sono quotidiane - elenca Hasna - a cominciare dal lavoro. Faccio la domestica da molti anni, ma sono riuscita ad essere accolta con fiducia solo da una famiglia di stranieri, lui libanese e lei russa. Eppure so di essere precisa nei lavori. Sono ancora molto forti i pregiudizi. Mio marito non ce l’ha fatta a vivere in questo clima ed è ritornato in Sicilia, anche se lì si trovano solo lavori in nero». Il caso accaduto alla festa viene subito condannato dall’amministrazione. «Ci dispiace - commenta l’assessore allo sport Elisabetta Fava - so per certo che c’erano anche panini al formaggio. Lavoriamo per l’integrazione ogni giorno. L’altra sera l’assessore Moro ha accompaganto in auto due genitori musulmani a vedere la partita del figlio. Alla stessa festa dello sport erano presenti molti ragazzi stranieri inseriti nelle associazioni».
(05 giugno 2007)

Minorenni costrette a prostituirsi

martedì, 05 giugno 2007 17:14

Milano, 5 giu. (Adnkronos) - Ha trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini una diciassettenne romena che ha permesso di sgominare una banda di albanesi e di suoi connazionali dediti allo sfruttamento della prostituzione. Una denuncia che ha portato in carcere complessivamente 11 persone con diverse basi logistiche in appartamenti di Milano e provincia. Le vittime, circa venti di cui quattro minorenni, erano costrette a prostituirsi lungo le statali che collegano il capoluogo lombardo a Bergamo e Como. L'operazione degli agenti della seconda sezione della Squadra Mobile di Milano, iniziata nel gennaio scorso, ha permesso di disarticolare l'organizzazione criminale. A finire in manette sono stati, nei giorni scorsi, sette albanesi di cui due ai vertici della banda: Altin Nikolla detto Tuf e Eduart Doci, rispettivamente di 31 e 29 anni.

Sono stati arrestati anche quattro romeni con il compito di reclutare le giovani prostitute prevalentemente romene e moldave. In manette anche un'ex vittima della banda, Alina Ramona Tepes di 24 anni, che si occupava di controllare le giovani prostitute e impedirne la fuga. Un'organizzazione criminale definita dagli investigatori "particolarmente aggressiva e mobile sul territorio". Diversi gli appartamenti a disposizione dell'organizzazione, una dozzina le auto, anche di grossa cilindrata, utilizzate per spostarsi, circa 65 i cellulari e 150 le sim telefoniche nelle mani della banda.

Militare il controllo del territorio per evitare che le bande rivali si impadronissero dele proprie vittime costrette a pagare ai loro aguzzini anche il costo del marciapiede su cui esercitavano la prostituzione, oltre che piu' della meta' degli incassi. Per gli arrestati l'accusa e' di associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina per lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione aggravato, perche' commesso in danno di minore e di piu' persone.

I carabinieri irrompono tra gli spacciatori, tre albanesi arrestati

5/6/2007 (7:58) - GUERRA AL CRIMINE, SUL MERCATO VALEVANO SETTE MILIONI DI EURO
Blitz antidroga, cane lupo
scopre 21 chili di eroina
La collaborazione tra i Nuclei radiomobile e operativo dei carabinieri ha fruttato uno dei più ingenti sequestri di droga mai avvenuti a Torino

GRAZIA LONGO

TORINO
È una notizia che si commenta da sé per i numeri che la definiscono. La scoperta di 21 chili di eroina purissima - valore commerciale oltre 7 milioni di euro - quella di 110 mila euro in contanti, l’arresto di 3 albanesi incensurati.

Uno schiaffo contro la criminalità che controlla lo spaccio di sostanze stupefacenti, grazie all’impegno e all’intuito dei carabinieri e al fiuto del loro migliore cane antidroga, il pastore tedesco Mike. La collaborazione tra i Nuclei radiomobile e operativo dei carabinieri ha fruttato uno dei più ingenti sequestri di droga mai avvenuti a Torino. Al centro delle indagini, iniziate tre settimane fa per un controllo di routine sul territorio, c’è un insospettabile. Un albanese incensurato, Turja Klodjan, 27 anni, residente in un alloggio in corso Rosselli 82. Quartiere residenziale, elegante, al di fuori da soliti giri legati allo spaccio.

Segnale che non fa demordere l’attività dei carabinieri, anzi li spinge a ipotizzare una compravendita di droga a medio-alto livello. Si infittiscono gli appostamenti e le documentazioni meticolose di quanto avviene in questo nell’alloggio all’insaputa di tutti gli altri inquilini. L’arrivo di altri due albanesi - Bleta Alban, con regolare permesso di soggiorno, e Grycka Ymer, 27 e 28 anni - accelera l’attività investigativa. I carabinieri, coordinati dal capitano Silvio Mele e dal tenente Lorenzo Repetto, puntano l’attenzione su quel trolley che i due si portano appresso con particolare apprensione. Non a caso: contiene 110 mila euro da offrire in acconto all’altro albanese, che mostra loro un panetto da mezzo chilo di eroina.

Ecco il quadretto che i carabinieri si trovano davanti quando fanno irruzione nell’appartamento interrompendo il summit. «L’intuito ci ha però spinto a cercare dell’altro» precisa il colonnello Crescenzio Nardone. Ed è a questo punto che interviene Mike. Il pastore tedesco perlustra la zona dove erano stato avvistato nei giorni precedenti Turja Klodjan. In un prato incolto, al di là della recinzione tra corso Mediterraneo e corso Lione, che Mike, nascosti da altissimi rovi, fiuta l’eroina. «Una quantità enorme, sinceramente al di là delle nostre aspettative» ammette il capitano Mele.

Le indagini non si fermano qui, perché non è da escludere che dietro i tre albanesi si nasconda una rete più ampia che domina lo spaccio di eroina proveniente dai Balcani.

piROMani

Lamezia: ancora un incendio nei pressi del campo Rom

LAMEZIA TERME. Un incendio è divampato lunedì mattina lungo la strada adiacente la tratta ferroviaria Nicastro-Sambiase nei pressi del campo rom di contrada Scordovillo. Il fumo nero e le alte fiamme provocate dalla combustione di materiale tossico ha richiesto l’intervento dei vigili del fuoco che sono intervenuti sul posto con una autobotte al fine di spegnere l’incendio e rendere possibile il transito dei treni lungo la tratta ferroviaria. L’enorme colonna di fumo nero, oltre a rappresentare un pericolo per la scarsa visibilità, rappresenta un vero e proprio disastro ambientale considerato il forte tasso di inquinamento provocato dalla combustione di materiale tossico (come gomme ed eternit) che puntualmente i rom, soprattutto la sera, approfittando del cambio turno tra le forze dell’ordine per il controllo del territorio, appiccano nei pressi del campo nomadi. Un pericolo ed un danno ancora più grave se si considera che nei pressi del campo rom ci sono il presidio ospedaliero “Giovanni Paolo II”, gli uffici amministrativi dell’ex Azienda sanitaria n. 6 ed il commissariato di polizia”.

Droga, Guardia di Finanza arresta marocchino

04.06.2007, orario 18:59

FORLI' - Nell’ambito delle attività di natura extratributaria, nonchè di controllo del territorio più in generale, i militari del nucleo mobile della Compagnia della Guardia di Finanza di Forlì nei giorni scorsi hanno sviluppato, portando positivamente a compimento, un’indagine finalizzata alla repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti, procedendo all’arresto di un cittadino marocchino - A.M. - di 28 anni, residente nella vicina Faenza (RA), in quanto trovato in possesso 37.4 grammi di cocaina.

L’operazione avviata nel capoluogo forlivese, ha portato i finanzieri della compagnia di Forlì, a spingersi ad operare nella città di Faenza, ove al culmine dell’attività investigativa è stato individuato il cittadino marocchino che, in ragione degli elementi informativi acquisiti, è stato perquisito. I militari hanno trovato, occultato all’interno degli slip, un involucro di cellophane contenente la preziosa polvere bianca – cocaina.

Nel corso di un ulteriore perquisizione operata presso il domicilio del magrebino, ha consentito di reperire una confezione di mannitolo, sostanza notoriamente utilizzata per il taglio delle sostanze stupefacenti, nonché un recipiente con all’interno delle tracce di cocaina.

Il soggetto è stato condotto presso la casa circondariale di Ravenna a disposizione dell’autorità giudiziaria procedente, che ha rinviato il soggetto a giudizio mediante rito direttissimo. Il marocchino ha patteggiato la pena di 2 anni ed 8 mesi di reclusione e al pagamento di 12.000 euro di multa.

Ubriachi minacciano poliziotti e titolare bar, denunciati tre rumeni

04.06.2007, orario 17:11

FORLI' – Tre cittadini di nazionalità rumena, rispettivamente di 22, 30 e 33 anni, sono stati denunciati dagli agenti della Questura di Forlì per resistenza a pubblico ufficiale.

Erano circa le 22.40 di domenica quando una pattuglia delle Volanti è intervenuta presso il bar ''Bologna'' di via Bologna su richiesta della gerente dell'esercizio che segnalava il comportamento molesto dei tre. Giunti sul posto gli agenti, nel tentativo di riportarli alla ragione, hanno subito pesanti minacce, anche di morte, rivolte verso anche i familiari.

Con non poca fatica, anche se non hanno usato le mani nei riguardi delle forze dell'ordine, sono stati portati in Questura dove sono stati denunciati.

Traffico di droga e furti, arrestate 32 persone

Lunedì 4 Giugno 2007 ore 15:25

Granda: traffico di droga e furti, arrestate 32 persone

32 arresti, di cui 22 in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere e 10 in flagranza di reato, oltre 3 chilogrammi di cocaina sequestrata, oltre a minori quantitativi di metadone e farmaci, 2 pistole ricettate e di provenienza clandestina con relativo munizionamento e numerose persone segnalate alle autorità prefettizie in quanto assuntrici di droga. Questi i numeri dell'imponente operazione 'Strike' - condotta dal Reparto Operativo del Comando Carabinieri di Cuneo e coordinata dalla Procura della Repubblica di Saluzzo nella persona del Dott. Maurizio Ascione - che, dopo 9 mesi di indagini, ha permesso di sgominare una vasta rete di trafficanti e spacciatori di cocaina, per lo più albanesi ma anche italiani, operanti nel Cuneese, alcuni dei quali ritenuti responsabili anche dell’organizzazione e della partecipazione all’importazione della sostanza stupefacente dal Belgio, sulla rotta Bruxelles – Moretta.

Questi i fatti: nella serata dell'11 agosto scorso, presso l'area fieristica Miac di Cuneo, due gruppi di italiani e albanesi si scontrano, forse per un regolamento di conti; in tale frangente perde la vita tra l’altro Rocco Rizzaro, guardia giurata intervenuta probabilmente per sedare la rissa, investito dall'auto di uno dei malviventi. La violenta lite fa subito pensare a dissidi collegati alla compravendita di sostanze stupefacenti: da qui partono le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Cuneo che, sin da subito, permettono di verificare l’ipotesi formulata e di individuare due diversi sodalizi di soggetti albanesi dediti rispettivamente al traffico/detenzione/cessione di cocaina e ai furti notturni. Nel frattempo è emersa una convergenza con un'altra indagine condotta - sempre in materia di droga - dalla Compagnia Carabinieri di Saluzzo, diretta dalla cittadina Procura della Repubblica, riguardante altri cittadini albanesi collegati a quelli già individuati; la competenza della vicenda investigativa in merito alle sostanze stupefacenti è stata così affidata alla Procura della Repubblica di Saluzzo, mentre quella relativa ai reati contro il patrimonio alla consorella cuneese.

A partire dall'agosto del 2006, partono quindi numerosi interventi in provincia, con arresti e recuperi di cocaina connessi al monitoraggio delle zone in cui i malviventi operavano, ovvero Busca, Dronero, Cuneo, Saluzzo, Savigliano e Moretta. Proprio qui avviene il fermo più copsicuo, con l'arresto, il 22 gennaio, di 4 persone, trovate in possesso di oltre 3 chili di 'polvere bianca' pronta per essere immessa sul mercato locale, oltre che di due pistole. Moretta rappresenta in tale operazione un punto di snodo importante: qui ha sede l'abitazione in cui giunge la droga dopo i carichi mensili effettuati a Bruxelles, nel Belgio, dove ha domicilio uno degli albanesi indagati, periodicamente visitato dai 'colleghi' residenti in Italia, i quali ogni 30 giorni imbottiscono le proprie auto di 3-4 chili di cocaina destinata alla Granda. Una volta in terra nazionale la droga era destinata al mercato locale, gestito da altri cittadini albanesi e da alcuni italiani, che rivendevano la sostanza effettuando un ricarco che poteva arrivare anche al 50-70% del costo di partenza, con prezzi che variavano dai 30 ai 50 euro a grammo. Viene così comprovato il traffico internazionale di cocaina tra Belgio ed Italia e la responsabilità di alcuni degli indagati anche in riferimento ad altre fattispecie delittuose, quali favoreggiamento/sfruttamento della prostituzione su strada di ragazze extracomunitarie, detenzione abusiva di armi da fuoco, anche clandestine, immigrazione clandestina e ricettazione.

Allo stesso tempo è proseguita anche la parallela attività investigativa condotta sul conto degli altri cittadini albanesi ritenuti responsabili di una lunga serie di furti notturni in varie regioni del centro – nord Italia che, come noto, il 23 maggio, ha condotto all’arresto di 4 persone (tutti di nazionalità albanese) in esecuzione di un ordine di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Cuneo e al deferimento in stato di libertà di altri 5 connazionali e rumeni (Operazione 'Game Over'). Da ultimo anche il G.I.P. presso il Tribunale di Saluzzo ha adotttato un analogo provvedimento restrittivo a carico dei soggetti coinvolti nel procedimento di competenza, riguardante principalmente, ma non solo, le sostanze stupefacenti; quindi è stato effettuato l'arresto in esecuzione di o.c.c. nei confronti di complessive 18 persone (14 albanesi, 3 italiani e 1 ungherese) residenti o dimoranti nelle province di Cuneo, Asti, Torino, Monza, Imperia, Firenze e Belgio e l'ulteriore arresto in flagranza di reato di 10 persone (8 albanesi, 1 ungherese e 1 italiano).

"L'attività investigativa portata a termine ha permesso di disarticolare quella che sino a pochi giorni fa poteva essere ritenuta la principale rete di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti operante in questa provincia - spiega il Comandante Mario Simeoni -. Riteniamo che quello individuato fosse uno dei gruppi più attivi e pericolosi della zona, sia per il vasto 'giro d'affari', sia per la disponibilità di armi da parte di membri della banda che per l'uso della violenza, culminato nella morte di Rizzari ma dimostrato in più occasioni. Particolare importanza riveste l'aver sgominato l'intero gruppo: ormai non basta più arrestare il singolo spacciatore, per arginare i fenomeni delittuosi è necessario individuare i gruppi e scardinare le intere organizzazioni che, sempre di più, sono formate da gruppi di stranieri".

Elena Martini

Fuga dei nomadi

INCIDENTI: CONTROMANO SU RACCORDO A ROMA, SCONTRO FRONTALE TRA 2 AUTO

LO DENUNCIA BENVENUTI (AN), ALLA GUIDA NOMADI IN FUGA ORA UNA DONNA E' IN FIN DI VITA

Roma, 3 giu. - (Adnkronos) - ''Questa mattina alle prime luci dell'alba una pattuglia della Polizia stradale ha tentato d fermare un'auto con a bordo dei nomadi che alla vista delle Forze dell'Ordine invece di bloccarsi hanno tentato la fuga facendo una pericolosissima inversione di marcia imboccando contromano il raccordo anulare e causando un incidente frontale''. E' quanto dichiara il Capogruppo di An alla Provincia di Roma e responsabile del Dipartimento Scurezza di An per il Lazio, Piergiorgio Benvenuti.

Manette per due giovani rumeni

4/6/2007

Ferrara:arrestati ladri di biciclette

La Polizia ha indagato in stato di libertà per tentato furto aggravato in concorso P. M. M., di 25 anni, e P.G. di 19, entrambi rumeni. Nella serata di venerdì scorso i due sono stati notati dalle volanti in piazza Verdi mentre cercavano di forzare il lucchetto di una bicicletta. Alla vista degli agenti i rumeni hanno tentato la fuga, ma sono stati subito bloccati.

I due sono stati trovati in possesso di una ulteriore bicicletta e poco distante è stata rinvenuta una pinza di grosse dimensioni, sembra utilizzata dagli stessi per commettere i furti e una ulteriore bicicletta con segni evidenti di forzatura.

Droga, in manette il clan dei magrebini

Gallarate – Emesse 25 ordinanze di custodia cautelare. L'accusa comprende anche due morti per overdose

Droga, in manette il clan dei magrebini

Nuovo colpo allo spaccio di droga. Un'operazione di polizia con 200 uomini e 30 mezzi per individuare un giro di eroina e cocaina, che infestava da tempo i boschi dell'alto milanese e in particolare Lonate Pozzolo, Uboldo, Gerenzano e Caronno pertusella, oltre ad alcune zone del novarese e del magentino. Il gip ha emesso, su proposta del pm Tiziano Masini, 20 ordinanza di custodia cautelare: 18 le persone arrestate nella notte a Varese, Uboldo, Lonate Pozzolo, Magenta, Oleggio, Marano Ticino, Domodossola.
L'indagine è partita a seguito di alcune segnalazioni di tossicodipendenti arrestati in altre operazioni di polizia. Gli inquirenti hanno identificato gli organizzatori di uno dei tanti supermarket della droga che mettono radici nei boschi della provincia. Si tratta di una nuova sistemazione logistica, determinata dall'intensificata opera di repressione presso la stazione di Gallarate, un tempo crocevia di tutte le droghe della zona.

Al centro del traffico una famiglia di marocchini, gli Hanid, coinvolta con fratelli e cugini nell'organizzazione del giro. Si tratta di un vero e proprio clan. Negli atti dell'ordinanza di custodia sono infatti contenute le registrazioni telefoniche di alcune conversazioni con i parenti in Marocco, vere e proprie esortazioni a intensificare ed estendere il traffico, con anche sostituzioni di membri del clan in qualche modo "bruciati". Il gruppo aveva base ad Uboldo, vicino Saronno: otto marocchini, di cui solo uno con regolare permesso di soggiorno.
L'organizzazione era abbastanza semplice e si basava su un meccanismo già noto alle forze dell'ordine. Gli acquirenti possiedono i numeri di cellulare da chiamare. I marocchini segnalano il luogo e l'ora con un linguaggio in codice, e infine avviene l'incontro e lo smercio. Un supermarket con clienti provenienti anche da Trento, Torino, Treviso e Vicenza. Segno che i prezzi erano buoni, un po' meno la qualità. Nel gennaio e nel marzo del 2001 due tossicodipendenti morirono infatti nella loro auto nei boschi, a causa di un'overdose provocata da una dose tagliata male. Per questo, il pm Tiziano Masini, li accusa di concorso plurimo in spaccio continuato di sostanze stupefacenti e di omicidio. L'operazione, coadiuvata dal vicequestore di Gallarate Giovanni Broggini, è stata ribattezzata "Hanas" , serpente, in arabo, l'appellativo dato alla polizia di stato dal clan.

Malta Tolleranza Zero!!!

Immigrazione, Frattini: Malta deve salvare naufraghi

domenica, 3 giugno 2007 6.17 160

ROMA (Reuters) - I naufraghi vanno salvati e non dovrà ripetersi quanto accaduto con Malta, che venerdì ha rifiutato di accogliere i cadaveri di alcuni clandestini e che nei giorni precedenti ne aveva lasciati altri in mare per un giorno e una notte, ha detto oggi il vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l'Immigrazione, Franco Frattini.

"Solidarietà non può essere solo rivendicare, bisogna anche dare. E in mare l'unica cosa da fare è salvare le vite umane", ha detto Frattini in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano la Repubblica.

Riguardo agli episodi di Malta - che venerdì si è rifiutata di accogliere 21 cadaveri ripescati in mare, e che nei giorni scorsi ha lasciato 27 clandestini aggrappati alle gabbie per l'allevamento dei tonni per 24 ore passandosi la palla con la Libia, fino all'intervento della Marina italiana - Frattini ha detto che "è un fatto che chiariremo l'11 giugno a Lussemburgo nel Consiglio dei ministri degli Interni Ue ... Chiederò spiegazioni al ministro maltese. Si tratta di un avvenimento che ha turbato tutti noi".

Anche se La Valletta non ha ratificato la Convenzione internazionale sul salvataggio in mare, sottolinea il commissario, "l'obbligo di salvare le vite in mare deriva da una consuetudine internazionale che nessun Paese ha mai violato in modo così manifesto ... Malta si deve assumere un impegno politico sui salvataggi".

un clandestino non puo entrare in italia senza essersi procurato un lavoro ed una casa...questi barconi vanno rispediti al mittente e non vanno aiutati...

Immigrati padroni anche sul bus

domenica 03 giugno 2007, 07:00

Clicca per ingrandire Sono rimasto allibito e sconcertato da un fatto che mi è capitato qualche sera fa. Premetto che sono un operaio metalmeccanico turnista e che quella sera, smontato di servizio alle 23, mi trovavo su un autobus urbano verso le 23.30 per rientrare a casa. Ad un certo punto è salito un nordafricano con un telefonino che diffondeva musica araba a tutto volume. Per un po’ ho sopportato quindi, forte anche del regolamento aziendale che vieta la musica, gli ho chiesto di spegnere o almeno abbassare il volume. Per tutta risposta mi ha detto: «Non ti metto le mani addosso perché potresti essere mio padre», ma dopo poco ha effettivamente spento. A questo punto è saltato su un sudamericano che ha detto: «No no amico, riaccendilo. Gli italiani devono capire che qui adesso comandiamo noi e che facciamo quello che ci pare tanto loro non ci possono fare nulla». C’è stato un breve alterco anche perché io ero abbastanza agitato dal fatto precedente e che mi sono sentito apostrofare con ingiurie di vario tipo: razzista era il più gentile.
È poi intervenuto un signore che ha calmato gli animi e tutto è finito lì, ma confesso che mi sono sentito umiliato, usurpato della mia dignità e identità nazionale e soltanto per avere preteso un mio diritto.
Di tutto questo vorrei ringraziare chi ci governa che non fa nulla per ostacolare l’immigrazione selvaggia e soprattutto quella parte politica che si dichiara orgogliosa di difendere tutti i clandestini, delinquenti compresi nella speranza di averne un domani il voto.
Distinti saluti.

P.S.: Ho letto che l’assassino di Quiliano era clandestino in Italia da 13 anni, arrestato 6 volte e mi chiedo come sia possibile che nessuno sia mai riuscito ad espellerlo. Ora ci toccherà anche pagargli il processo e la detenzione! Uno stato, un governo che non sono padroni del territorio che dovrebbero gestire e che non sono in grado di espellere nemmeno i delinquenti non mi pare abbiano legittimità ad esistere.

Stupro a Milano:sono stati 2 magrebini

Milano, 16 dicembre - Due stranieri sono stati arrestati dagli uomini della Squadra Mobile di Milano per aver sequestrato e violentato, lo scorso primo dicembre, una donna nella zona Navigli di Milano. Si sono concluse così le indagini scattate dopo che la vittima, di origini canadesi, aveva raccontato che la sera del primo dicembre, uscita da un pub nel quartiere Navigli, era stata picchiata e trascinata dai suoi aggressori in una casa abbandonata, dove avevano cercato di violentarla. In manette sono finiti un algerino di 30 anni e un marocchino di 27. L'aggressione era avvenuta intorno alle 5 di mattina. La donna, 38 anni, aveva passato la notte in un pub in via Castelbarco, e si stava avviando verso casa quando era stata circondata da tre extracomunitari, due armati di un coccio di bottiglia e di un bastone. I tre le avevano coperto la testa e l'avevano trascinata in uno stabile disabitato ma quando avevano cominciato a spogliarla la donna avevano finto uno svenimento. I tre aggressori si erano distratti e lei è riuscita a fuggire e a fermare una Volante. La vittima del tentativo di stupro era stata accompagnata all'ospedale San Paolo dove i medici l'aveva trattenuta in osservazione per i segni provocati dalle percosse su tutto il corpo (Il Giorno)

Non commento questa notizia: tanto qualsiasi cosa dica verrei bollato subito come razzista da qualche anima bella che passa la sua vita a difendere stupratori assasini e terroristi griffati Mezza Luna ...Quindi tanto vale non dire niente e lasciare che le persone intelligenti capiscano da sole...

Arrestato straniero per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale

2/6/2007

Sant’Agostino. Giovedì mattina una pattuglia dei Carabinieri della stazione di S. Agostino, durante i normali controlli preventivi sul territorio, hanno fermavano un ghanese di 33 anni.

Dal momento che risulta sprovvisto di documenti identificativi, i militari, secondo le procedure previste, lo accompagnano presso il Comando di Cento per sottoporlo al fotosegnalamento. Ma una volta giunti in caserma, lo straniero oppone un’energica resistenza tale da provocare ad un carabiniere alcune lesioni alla mano destra, giudicate poi dai sanitari guaribili in sei giorni.

Terminate comunque le operazioni attraverso la comparazione delle impronte al Casellario centrale di Identità in Roma, si scopre che O.P, queste le sue iniziali, era colpito da un ordine di espulsione a firma del questore di Ferrara emesso nel 2004.

Lo straniero è stato quindi arrestato e dovrà rispondere, oltre alla violazione della normativa sull’immigrazione, anche di resistenza e violenza a Pubblico Ufficiale.

Anziana uccisa: romena non risponde

2007-06-02 21:30

Anziana uccisa: romena non risponde
Il legale, deve riflettere prima di poter parlare

(ANSA) -VENEZIA, 2 GIU- La romena di 37 anni, fermata per ipotesi di omicidio ai danni di Ada Tentori (67) si e' avvalsa della facolta' di non rispondere. Per il momento resta l'unica indagata per l'omicidio dell'anziana donna trovata sgozzata nella propria abitazione di Sant'Angelo di Santa Maria di Sala (Venezia). 'La signora - ha detto il legale - deve riflettere prima di poter parlare, anche perche', nei giorni scorsi, era gia' stata sentita dagli investigatori'.

Notte di aggressioni a Firenze

02/06/2007 - Colpiti con calci e pugni da due buttafuori di una discoteca fiorentina, che li avevano bloccati all'ingresso del locale.

E' quanto hanno riferito agli agenti di una volante un marocchino, 16 anni, e un somalo, 26, che sono stati medicati in ospedale, a Santa Maria Nuova, per lievi escoriazioni. I due africani, residenti a Firenze, hanno raccontato di essere stati bloccati, la scorsa notte, all'ingresso del locale da due uomini che si sono qualificati come personale di vigilanza della discoteca. Alla richiesta di spiegazioni sul perche' venisse loro impedito l'accesso, i due extracomunitari, in particolar modo il somalo, sarebbero stati colpiti, prima davanti alla porta d'ingresso, poi di nuovo a trenta metri di distanza dal locale. Gli agenti di una volante, intervenuti sul posto, hanno identificato gli addetti e il responsabile della sicurezza del locale, ma i due extracomunitari non hanno riconosciuto, tra questi, gli aggressori. Il somalo, che ha sporto denuncia per lesioni, e' stato trasportato all'ospedale di Santa Maria Nuova, ma ha rifiutato di essere ricoverato in osservazione. L'amico, invece, avrebbe riportato una prognosi di tre giorni. Sulla vicenda indaga la squadra mobile. Sempre la scorsa notte, intorno alle due, gli agenti di una volante sono intervenuti in una discoteca del centro storico, dove un fiorentino di 17 anni e' stato colpito con calci e pugni da due avventori albanesi. Secondo quanto ricostruito, l'aggressione sarebbe stata motivata dal fatto che un amico del fiorentino aveva urtato poco prima l'albanese, rovesciandogli addosso una bibita. Nuovo intervento in viale Guidoni, davanti a un pub dove un uomo originario dell'Honduras, 29 anni, ha riferito di essere stato aggredito da un gruppo di magrebini, che, dopo averlo colpito senza alcun motivo al volto con un coltello, sono fuggiti a bordo di un'auto di grossa cilindrata. Il 29enne, medicato in ospedale, ha riportato una lesione giudicata guaribile in sedici giorni. Infine, poco prima delle quattro, in un locale in via Mariti, la polizia e' intervenuta per sedare una rissa. Ad avere la peggio, un rumeno di 20 anni e un coetaneo cubano che hanno riferito di essere stati aggrediti da un gruppo di albanesi, poi allontanatisi a bordo di un'auto.

Rumeni arrestati

Giugno 07

Tre rumeni arrestati a Bologna


Tre rumeni, senza fissa dimora e gia' noti alle forze dell'ordine per altri reati contro il patrimonio, sono stati arrestati dagli agenti della Polfer di Bologna che li hanno sorpresi a rubare in mezzo alla folla, durante un concerto nei pressi della stazione.

I tre si erano appena impossessati di un portafogli rubandolo ad uno spettatore. Un quarto rumeno, minorenne, e' stato denunciato a piede libero.

Prostituzione e lavoro nero

Giugno 07

Ad Andria dieci arresti
Il clan Arrivavano in Italia con la promessa di un'occupazione. In realtà le donne erano messe sulla strada, gli uomini sfruttati nelle campagne. E al vertice della banda c'era una donna rumena di 42 anni.

Da una parte il business della prostituzione, dall'altra gli introiti del lavoro nero nelle campagne. Agiva su due livelli l'organizzazione criminale composta da italiani e rumeni e con base ad Andria smantellata ieri dai carabinieri con 10 arresti (altri quattro rumeni sono ricercati). Al vertice c'erano una donna rumena di 42 anni e il suo compagno.
L'indagine
Le indagini sono state avviate dopo la denuncia di un agricoltore che si era rifiutato di pagare una tangente di 30mila euro e che per questo si era visto abbattere 150 ulivi. I carabinieri sono così risaliti all'organizzazione che invitava i rumeni a emigrare con la falsa promessa di un lavoro sicuro. Una volta giunti ad Andria, pagando 400 euro per il viaggio, venivano avviati al lavoro nero nelle campagne e in alcune aziende della zona. La paga oscillava intorno ai 500 euro, la metà però finiva nelle mani del clan.
Lo sfruttamento
Per le ragazze più giovani e carine il destino però era un altro: la strada. Per convincerle a prostituirsi erano minacciate, picchiate e private del permesso di soggiorno. L'organizzazione metteva degli appartamenti a loro disposizione, ma in ogni stanza alloggiavano una decina di ragazze, che pagavano persino l'affitto per vivere in condizioni disumane.

Polizia seda una rissa e ferma degli zingari

Attualità - Ivrea - 01/06/2007
Tra ieri e oggi la Polizia seda una rissa e ferma degli zingari
A cura di r.p.
Ultim’ora 15.15 E’ scoppiata all’improvviso e violentissima la rissa che, ieri sera, ha coinvolto alcuni avventori del Caffè Arduino in pieno centro a Ivrea.

Iniziata all’interno del locale, per motivi ancora in corso d’accertamento da parte delle Forze dell’Ordine, la rissa si è poi trasferita all’esterno del locale dinanzi ai passanti dell’ora di cena.

Numerose le telefonate giunte al centralino del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Ivrea e Banchette, diretto dalla dottoressa Paola Capozzi, verso le 20.30, per segnalare la scazzottata in via Palestro.
All’arrivo delle Volanti, la situazione apparsa agli agenti è risultata subito un po’ più complessa di una “banale” scazzottata: contemplando anche il probabile uso di armi improprie, tanto che sono dovuti giungere in supporto anche equipaggi della Compagnia Carabinieri.

Riportato l’ordine, gli agenti hanno tratto in arresto tre pregiudicati: A. L. (1966), G. G. (1950) e A. G. (1970) questi ultimi padre e figlio, con l’accusa di rissa aggravata dall’uso di oggetti contundenti. Gli agenti hanno infatti rinvenuto una chiave inglese di 40 centimetri (nascosta in una fioriera), un tubo di ferro di 90 centimetri e un machete con una lama di 37 centimetri, verosimilmente impiegati nella rissa.

Mentre gli arrestati, pur sanguinanti, non hanno voluto far ricorso alle cure dei sanitari, a dover andare in Ospedale è stato purtroppo il titolare del bar, pur totalmente estraneo ai fatti, colpito violentemente al volto nel vano tentativo di fermare sul nascere la rissa: dieci giorni la prognosi. Per puro caso la rissa non ha avuto un esito drammatico, dal momento che uno degli arrestati è stato colpito all’orecchio da un colpo di machete, per pura fortuna solo con la lama di piatto e non di taglio.

Stamattina all’alba, invece, la polizia del Commissariato di Ivrea e Banchette ha fermato una decina di cittadini rumeni.

Difficile che i residenti in Ivrea non avessero notato il gruppetto di zingari che da alcuni giorni faceva accattonaggio alle auto partendo da via Jervis: uomini, donne, perfino bambini.

Insospettiti da questa estemporanea presenza gli agenti del Commissariato di Ivrea e Banchette hanno iniziato un’attività d’indagine e pedinamento che ha dato presto i frutti sperati.

Frutti raccolti questa mattina all’alba quando gli agenti sono intervenuti in forze in uno stabile abbandonato di via Jervis (area ex Olivetti), trasformato dai nomadi in abitazione.

Sgomberata a Firenze area occupata da rumeni (

Sgomberata a Firenze area occupata da rumeni ( 31/05/2007 )
L'area in via Lazio, occupata da 21 rumeni

Un terreno in via Lazio occupato abusivamente da un gruppo di 21 cittadini rumeni è stato sgomberato all'alba di oggi dalle forze dell'ordine nell'ambito di un servizio straordinario di controllo del territorio disposto dal questore di Firenze Francesco Tagliente in tutti i 44 comuni della provincia. Gli occupanti, che avevano realizzato alloggi di fortuna, sono stati denunciati per invasione di terreni ed edifici mentre le baracche sono state rimosse. Sul terreno, a breve, inizieranno i lavori per la realizzazione di un distributore di carburante. In via San Biagio a Petriolo, nei pressi dello svincolo di via Pratese, sono stati allontanati altri 7 rumeni che si erano accampati con tende: anche nei loro confronti è scattata una denuncia. Sempre nel corso dei controlli, che hanno visto impegnati, oltre a sessanta unità della polizia, anche i carabinieri, agenti della polizia municipale, uomini del corpo forestale e della polizia provinciale, sono stati passati al setaccio tre campi nomadi della provincia. Ieri mattina, infine, é stato rintracciato e denunciato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale un cinese che, lunedì sera, aveva tamponato l'auto di una pattuglia del commissariato di Rifredi, procurando a due agenti lesioni giudicate guaribili in sette giorni. I dati complessivi del servizio verranno resi noti nella mattinata di domani.

I Carabinieri sgominano una banda di “ladri di rame”

I Carabinieri sgominano una banda di “ladri di rame”
A cura di r.p.
Brillante operazione della Compagnia Carabinieri di Chivasso, nell’ambito del contrasto al traffico illecito di rame, quella conclusa nella giornata di oggi in località Borgo Revel di Verolengo.

Tutto ha avuto inizio da una segnalazione un po’ bizzarra: ai militari giunge voce che una strada di campagna che porta ad una cascina diroccata, luogo abituale di coppiette, da qualche tempo risulta stranamente trafficata da numerosi furgoni.

Iniziano così delicate indagini coordinate dal Capitano Michele Tamponi, comandante la Compagnia, e dal Maresciallo Giuseppe Pittaluga comandante la Stazione di Verolengo.

Subito una sorpresa dai primi accertamenti: la cascina in questione, diroccata e inadatta all’uso civile, risulta essere di

I sacchi di rame ripulito
proprietà di L. M. una signora originaria di Torino pluripregiudicata e, fatto ancora più particolare, eletta dalla stessa come sua prima casa.

Essendo la signora già nota ai militari per furti di rame, nasce quindi il sospetto che la cascina possa esser usata come magazzino e base per una possibile banda specializzata nel ramo.

Viene così disposto un primo sopralluogo che permette di scovare nei locali della cascina alcune matasse delle guaine di gomma con cui vengono avvolti i cavi in rame.

Il capitano Michele Tamponi, decide quindi di porre sotto vigilanza il rustico e, dopo tre giorni, la decisione porta il primo frutto: un uomo arriva al cortile, apre il cancello ed entra, immediatamente i militari, presenti in forze, lo fermano. Si tratta di D. M. (classe 1956) parente della proprietaria della casa. Immediato il sospetto nei militari che l’uomo fungesse da “battistrada” per un qualche carico in arrivo, così decidono di tornare a nascondersi. Dopo alcuni minuti ecco apparire un piccolo convoglio composto da una Lancia Lybra e da un furgone, i due veicoli vengono lasciati entrare nel cortile, dopo di che il portone viene chiuso e i militari escono allo scoperto intimando la resa. Vengono così bloccati: M. M. (classe 1925) padre della proprietaria e pluripregiudicato, il nipote (classe 1984) che era alla guida dell’auto e quattro rumeni (di cui due sul furgone) B. S. (71), M. A. (84), L. D. (69), M. C. (87), questi ultimi residenti presso il campo nomadi di Torino Corso Orbassano.

Sui due veicoli, intanto i militari trovano: dieci sacchi di rame già ripulito, un sacco di rame bruciato durante l’opera di pulitura dalla guaina in plastica e un sacco contenente bocchettoni in alluminio di distributori automatici di bevande. Le scuse addotte dai fermati appaiono subito labili dal momento che altre matasse di rame trovate nella cascina, recano ancora ben visibili i marchi “Enel” sulle bobine. In totale il materiale recuperato ammonta a oltre 800 Kg di refurtiva.

E’ stato così disposto l’arresto dei due italiani più giovani e dei sei rumeni, mentre il “patriarca” è stato denunciato a piede libero.