giovedì 7 giugno 2007

Uccise rom che non si fermò all’alt Carabiniere condannato a tre anni

Maggio 07

Uccise rom che non si fermò all’alt Carabiniere condannato a tre anni

Roma - Tre anni di reclusione e circa 200mila euro di risarcimento alla famiglia della vittima, È stata questa la condanna inflitta al vicebrigadiere dei carabinieri Domenico Serafino, che il 2 febbraio del 2002 uccise, vicino al campo nomadi di via Salone a Roma, con un colpo di pistola un nomade di 16 anni, Fabio Halilovic, il quale, con altre quattro persone era a bordo di un’automobile rubata che non si fermò all’alt in un posto di blocco.
Secondo quanto emerso durante il processo al momento dello sparo Halilovic era seduto nella parte posteriore dell’auto venne ferito da un colpo di pistola sparato dal carabiniere, colpo che perforò la targa posteriore dell’auto raggiungendo il ragazzo.
La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico Maria Rosaria Brunetti, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Roberto Saffa e anche le tesi degli avvocati Bruno Andreozzi e Alessandro Cassiani, che si erano costituiti parte civile per conto di cinque familiari della vittima. La pena stabilita dal giudice che, grazie all’indulto, non spedirà il carabiniere in carcere, ha deciso inoltre l’interdizione per cinque anni Serafino dai pubblici uffici e lo ha condannato a risarcire i danni ai genitori e ai tre fratelli di Halilovic in separata sede, fissando comunque una provvisionale complessiva di 195 mila euro.
Ad assistere l’imputato è stato l’avvocato Pier Francesco Bruno, il quale ha sostenuto che il colpo parti accidentalmente e che non si poteva parlare nè di omicidio colposo e tantomeno di omicidio volontario, come in un primo momento avevano sostenuto gli avvocati di parte civile. Secondo il difensore, il colpo partì accidentalmente perchè durante l’inseguimento Serafino era caduto a terra.
Nella vicenda era stata implicata anche con l’accusa di ricettazione dell’automobile rubata la madre del nomade ucciso, Sefica Ahmetovic. Rinviata a giudizio due anni fa la donna ha patteggiato una condanna a sei mesi di reclusione e una multa di 120 euro.

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